"salvo per miracolo"

Vigile di Terni morso da un ragno violino: ha rischiato di morire

E' arrivato al reparto malattie infettive con le reni compromesse e il braccio in necrosi. Il veleno avrebbe potuto intaccare anche il cuore

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Era stato morso da un ragno mentre faceva dei lavori in giardino. Due piccole punture rosse. Alla vittima, un vigile di Terni, non era sembrato nulla di preoccupante. Fino a quando il braccio non ha iniziato a gonfiarsi ed è arrivata la febbre. Il reparto di malattie infettive è intervenuto giusto in tempo: il veleno era già entrato in circolo e stava compromettendo cuore e fegato. Ora l'uomo tira un sospiro di sollievo: "Sono vivo per miracolo".

Il ragno violino E' uno dei pochi aracnidi velenosi che si possono trovare in Italia. Il 59enne vigile di Terni ne aveva uno nel suo giardino: "Stavo facendo dei lavori a casa", ha raccontato al Messaggero, "ho infilato le mani in un sacco di gesso, ho visto un piccolo ragno sul braccio e l'ho subito tolto. Non ho sentito dolore e non gli ho dato peso". Dopo un paio di giorni si formano due piccole croste, ma sembra ancora solo l'innocente puntura di un animaletto. Il ragno violino invece, sebbene solitamente non attacchi a meno che non si senta minacciato, ha un veleno che ha un'azione necrotica sui tessuti colpiti. Normalmente, si forma un'ulcera di qualche centimetro e, con i dovuti trattamenti, guarisce dopo varie settimane. Ma se il morso è in un punto particolarmente delicato o se la vittima soffre già di specifiche allergie o patologie, le conseguenze possono essere molto gravi. Nel caso del vigile, stava per intaccare anche cuore e fegato.

La corsa in ospedale Dopo alcuni giorni il braccio del vigile inizia a gonfiarsi e arriva anche la febbre. Si reca in pronto soccorso, ma l'ecografia non evidenzia nulla di preoccupante. Intanto, le sue condizioni continuano ad aggravarsi: le reni smettono di funzionare quasi del tutto e il braccio è andato in necrosi. Dopo quattro ore di analisi ed esami, il caso passa al reparto di malattie infettive. Lì, la professoressa Daniela Francisci e la sua equipe parlano a lungo con il paziente. Ricostruiscono i luoghi dov'era stato nei giorni precedenti e le persone che aveva incontrato. Fino a quando non arrivano all'episodio del ragno. A quel punto, ai medici la causa era chiara. Il vigile inizia una terapia antibiotica mirata e finalmente è fuori pericolo. "Non finirò mai di ringraziare i medici e gli operatori del reparto di malattie infettive dell'ospedale", ha detto a Il Messaggero, "sono persone encomiabili per la professionalità e perché operano tra mille difficoltà, con un organico ridotto al minimo. E mi hanno ridato la vita".