"Mi vergogno di quello che è successo. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero". E' quanto ha affermato in aula Roberto Spada sentito nell'ambito del processo che lo vede imputato, assieme al guardaspalle Ruben Alvez del Puerto, di violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo mafioso per l'aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi e del suo operatore Edoardo Anselmi.
"Non avrei dovuto reagire in quel modo" - In collegamento dal carcere di Tolmezzo, dove è detenuto dai sei mesi, Spada ha ricostruito quanto avvenuto all'interno e all'esterno della palestra che lui gestisce nella zona di Nuova Ostia. "Nelle ore successive a quanto accaduto mi sono rivisto nel video - ha aggiunto rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò - e non mi sono riconosciuto: non c'è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo".
"In quei giorni ero nervoso" - Nel corso dell'esame Spada si è spesso contraddetto rispetto a quanto dichiarato da lui nell'ambito dell'interrogatorio di convalida dopo l'arresto nel novembre scorso. "In quei giorni ero nervoso perché avevo la fila di giornalisti che mi volevano intervistare, volevano che parlassi di politica e di Casapound ma io non faccio politica. Se tu ti chiami Bianchi o Rossi e aiuti la gente per me va bene, non guardo colore politico". Spada, che ha sostenuto di non ricordare chi era al suo fianco al momento dell'aggressione, ha concluso affermando di "non avere nemici ma solo amici".