"Che disastro di commedia": "Travolgiamo il pubblico con la comicità di Stanlio e Ollio e Mr. Bean"
In scena al Carcano di Milano la pièce diventata un caso internazionale. Tgcom24 ne ha parlato con Gabriele Pignotta
Arriva a Milano uno dei casi teatrali degli ultimi anni: "Che disastro di commedia". Una macchina comica travolgente dal grande successo internazionale. E' in scena al teatro Carcano dal 3 al 6 maggio e poi dal 10 al 13. "Portiamo all'eccesso un meccanismo universale della comicità: quello della porta in faccia o della buccia di banana - spiega a Tgcom24 Gabriele Pignotta, uno dei protagonisti -. E' come vedere sul palco Stanlio e Ollio o Mr. Bean" .
Il racconto prende forma tra una scenografia che implode a poco a poco su sè stessa e attori strampalati che, goffamente, tentano di parare i colpi degli svariati tragicomici inconvenienti che si intromettono tra loro ed il copione con estro e inventiva, tanto da non lasciare spazio a nient’altro che a incontenibili risate e divertimento travolgente. Tra paradossi e colpi di scena gli attori non si ricordano le battute, le porte non si aprono, le scene crollano, gli oggetti scompaiono e ricompaiono altrove. Tutto è studiato nei minimi particolari con smaliziato umorismo senza mai risultare artefatto o stucchevole.
Il ritmo incessante dello spettacolo se da un lato coinvolge il pubblico in un vortice impetuoso di ilarità, dall’altro palesa la grandissima fatica fisica che i protagonisti mettono in gioco per rappresentare i disastri che si accumulano in un crescendo senza controllo. Applausi a scena aperta per i protagonisti, un cast di istrionici professionisti con dei tempi comici senza eguali, che sono riusciti, tra recitazione e tecnica, a fare di questa commedia un piccolo grande miracolo.
Partita nel 2012 in un piccolo pub londinese, la commedia scritta da Jonathan Sayer, Henry Shields e Henry Lewis è cresciuta via via di popolarità, raccogliendo consensi in tutta Europa fino ad arrivare a Broadway. Da noi i protagonisti sono, tra gli altri, Luca Basile, Alessandro Marverti, Valerio Di Benedetto e Gabriele Pignotta. "L'effetto comico nasce sempre dal contrasto tra il dover fare una cosa e un imprevisto che la impedisce - spiega Pignotta -. E' la ricetta comica più vecchia del mondo. Questa è una macchina da guerra dove gli spettatori ridono dall'inizio alla fine. In America lo ha prodotto JJ Abrams e ne ha fatto un successo di Broadway".
Una ricetta capace di attraversare le generazioni?
Questo è l'archetipo della comicità, piace al nonno, che l'ha frequentata da giovane, e al nipotino, il ché dimostra che la reazione è istintiva.
Cosa è cambiato rispetto al testo originale?
Nulla. Semplicemente è stato tradotto. Il testo è identico, le gag sono standard, universali. La cosa fondamentale poi è che il regista è quello originale, Mark Bell. In questo modo il pubblico assiste a un vero spettacolo di Broadway, non a una rivisitazione.
Come è stato essere diretti da un regista inglese?
E' l'elemento che ha fatto la differenza. Rispetto ad altre cose che è capitato di vedere sui palchi italiani, qui non si "svacca" mai, grazie all'atteggiamento degli attori. Il regista ci ha impedito di far ridere. Ogni volta che provavamo ad aggiungere una battuta, lui ci bacchettava. Non bisogna mai far capire che si tratta di una commedia, il nostro atteggiamento è rigoroso, mai ammiccante. Ed è da questo che scatta la risata.
Spesso nella traduzione da un testo straniero si perde qualcosa in fatto di comicità. Qui non avviene?
No, anche perché il 75% delle gag se non di più sono fisiche e di situazione, e solo una piccola parte è affidata alla drammaturgia.
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