IL "NO" DEL MANAGEMENT

Tim, i vertici bocciano il piano di Elliott: proposte irrealizzabili

Continua il braccio di ferro tra la vecchia guardia che fa capo a Vivendi e il fondo speculativo che vuole rinnovare il gruppo delle tlc italiane

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Il piano di Elliott "non rappresenta una strategia sostenibile per Tim nel lungo periodo e non è il modo migliore di creare valore". Così il management del gruppo ha bocciato la proposta del fondo hedge americano, definita "incoerente con il piano strategico" messo a punto dall'a.d. Amos Genish. Tutte le proposte avanzate da Elliott per Tim "non sono state inserite nel piano strategico perché sono perlopiù considerate premature o non realizzabili".

La proposta che viene respinta - Il management di Tim ricorda che il piano del fondo statunitense prevede il deconsolidamento della rete domestica di telefonia fissa, con la creazione di una 'NetCo', una ulteriore riduzione della quota di Tim in Inwit, inclusa l'ipotesi di vendita totale della partecipazione, e una vendita di una quota di controllo di Sparkle. Inoltre, sostiene il documento, Elliott propone anche una possibile aggregazione di Tim Brazil con un altro operatore locale. "Tutte queste proposte - afferma il management - sono state già attentamente analizzate dal management e, con l'eccezione di potenziali opzioni strategiche per Sparkle, non sono state inserite nel Piano Strategico perché sono per lo più considerate premature o non realizzabili. Inoltre, nel contesto corrente e con il quadro normativo attuale, l'implementazione di tali iniziative presenterebbe notevoli complessità e significative implicazioni di natura finanziaria".

La questione aperta - L'odierno scontro tra l'attuale management di Telecom e il fondo Elliott si inserisce in una più ampia guerra per il controllo del gruppo di tlc. Aumentando la propria quota nell'azionariato, gli americani stanno manifestato l'interesse a cambiare sia gli obiettivi di Tim sia il cda. Salendo quasi fino al 14%, Elliott sta dando battaglia al primo azionista, la francese Vivendi che detiene il 23,94%. Il primo passo per cambiare dall'interno le scelte strategiche dell'azienda, è - secondo il fondo speculativo a stelle e strisce - rimuovere i consiglieri che sono espressione del vecchio assetto. A questo proposito ha chiesto la rimozione della vecchia guardia pro Vivendi e presentato una lista di dieci candidati a occupare le poltrone di consiglieri, in occasione dell'assemblea convocata per il prossimo 4 maggio.