Manchester, partorisce il figlio su una macchina Uber
Anna era al suo secondo parto ed era tranquilla, lei è il marito pensavano di avere più tempo. L'azienda ha pagato la corsa e fatto un regalino al bimbo.
"Mio figlio è nato su una macchina Uber". Lo ha scritto Anna Lavygina al Guardian, nella sezione "esperienze", dove i lettori possono raccontare la propria storia. La donna aveva già un altro bambino e hanno aspettato che le contrazioni diventassero ravvicinate prima di chiamare un'auto per raggiungere l'ospedale. Ma il neonato aveva fretta.
La corsa in ospedale Anna è tornata più presto del solito dal suo ultimo giorno di lavoro, prima della maternità. Dopo pranzo era già nella sua casa di Manchester. E lì ha avvertito la prima contrazione. Ma era il secondo figlio e lei e il marito sono rimasti tranquilli: hanno aspettato fino a quando non passavano più di cinque minuti fra una contrazione e l'altra, poi, non avendo una macchina, hanno chiamato Uber per raggiungere l'ospedale. Sono passati 20 minuti, il tempo che l'autista finisse l’ultima corsa. Le contrazioni, nel frattempo, si facevano sempre più frequenti. Cinque minuti dopo essere salita sul taxi assieme al marito, Richard, e al figlio di due anni, Sebastian, Anna ha capito di essere entrata in travaglio. "Cercavo di resistere, ma ormai si erano rotte le acque". L'autista, scrive la donna, è rimasto tranquillo. Le raccontava di quando suo moglie aveva partorito e le spiegava come doveva respirare. Poi il traffico ha iniziato a intensificarsi. Hanno deciso così di fermarsi in un centro sanitario più vicino. Troppo tardi. Nei minuti in cui Richard è corso a cercare aiuto ed è tornato con tre medici, il piccolo Micheal, il bebè, stava già facendo uscire la testa. "I dottori mi hanno aiutato a togliere i pantaloni, pochi secondo dopo mio figlio era nato". Fra Anna e i sedili della macchina, solo un piccolo telo da sala parto.
Qualche complicazione Non pioveva, ma era già ottobre e iniziava a fare freddo. In più, Micheal era nato prematuro di un giorno e faceva fatica a piangere. I medici scelsero quindi di traferire mamma e bambino in ospedale. Mentre Richard dava una mano a pulire l'auto, sono arrivate due ambulanze, una per Micheal, accompagnato poi dal papà e dal fratello, l’altra per Anna, che aveva perso molto sangue. Entrambi ora stanno bene.
Il regalo di Uber L’azienda di trasporto privato ha pagato la pulizia dell'auto. Non solo, ha rimborsato la corsa alla coppia e gli ha mandato dei regali per il bambino. "La nostra famiglia e i nostri amici sono rimasti scioccati quando gli abbiamo raccontato la storia. E’ stata un’esperienza complicata in certi momenti, è vero, ma sono contenta che alla fine sia andato tutto bene".
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