Lula da Silva, alla fine, si è arreso: dopo una giornata convulsa l'ex presidente brasiliano si è consegnato alla polizia federale, dicendosi pronto a scontare la condanna a 12 anni per corruzione e riciclaggio. "Mi consegno alla polizia a testa alta, non ho paura. Proverò la mia innocenza e mi chiederanno scusa", ha dichiarato. Portato in aereo a Curitiba, è stato trasferito nella sede della Soprintendenza.
Già qualche ora prima di consegnarsi agli agenti, Lula aveva tentato di lasciare il quartiere generale del sindacato metallurgico dove era barricato da giorni. Migliaia di sostenitori del Partito dei Lavoratori glielo avevano però impedito. Al suo arrivo a Curitiba, l'ex presidente è stato invece accolto da numerosi oppositori con fuochi d'artificio.
Lula da Silva "non intende andare al macello a testa bassa, per sua libera e spontanea volontà", aveva detto venerdì uno degli avvocati dell'ex presidente brasiliano, Josè Roberto Batochio. Lo stesso giorno il giudice Sergio Moro aveva emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, concedendogli 24 ore di tempo per costituirsi.
Era stato proprio Moro, nel luglio del 2017, a condannare Lula a nove anni di prigione per corruzione e riciclaggio, divenuti dodici a gennaio, quando il caso è stato esaminato in seconda istanza dal Tribunale Regionale Federale di Porto Alegre. L'esecuzione della condanna era stata però bloccata dalla richiesta di "habeas corpus" presentata dai legali dell'ex presidente presso il Supremo Tribunale Federale, che l'ha respinta.