Il padre di Nico: "Fermiamo la strage dell'alcol in discoteca"
In una lettera a Il Mattino, Antonio Marra ricorda il figlio e avverte: "Potrebbe capitare a tanti altri ragazzi"
"Ho visto come si riducono i nostri ragazzi. Fermiamo la strage dell'alcol in discoteca". Lo scrive Antonio Marra, papà di Nicola, "Nico", in una lettera a Il Mattino. Nico è il ragazzo ritrovato senza vita in fondo a un vallone il 2 aprile, dopo una notte in discoteca a Positano. Ora i genitori sembrano lanciare un appello perchè chi può fare qualcosa fermi questa "mattanza impunita", il lato oscuro della movida.
Le parole del padre "Nico è solo stato estratto a sorte quella maledetta domenica, come ce ne sono stati tanti altri e come purtroppo tanti, molti, ce ne saranno ancora". Inizia così la lettera di Antonio Marra al quotidiano di Napoli. Non solo parole di dolore, ma anche di paura. Paura per tutti quei ragazzi che rischiano ogni notte di fare la stessa fine di Nico. Se n'è reso conto in quelle ore disperate in cui cercava il figlio che non era rientrano, nè aveva telefonato come era solito fare quando sapeva di ritardare. "Sembrava un campo di battaglia - ricorda - con decine e decine di ragazzi che girovagavano semicoscienti, vestiti a malapena con camicie sudate e abiti leggeri, nel freddo della tarda notte. Chiazze di vomito dappertutto". E' l'uscita all'alba dai locali della movida notturna di Positano e del resto d'Italia, almeno negli occhi di un padre che proprio in quelle ore ha perso suo figlio. "Maledetto e spaventoso alcol. Ma perché tutto questo?", chiede a se stesso e a chi legge, ma soprattutto a coloro i quali possono agire concretamente per fermare tutto questo.
Il punto sulle indagini Secondo i primi risultati dell'autopsia, Nico sarebbe morto sul colpo, sbattendo la testa dopo una caduta lungo il sentiero sul quale si stava inerpicando, e sarebbe poi scivolato per 70 metri fino in fondo alla vallata, dov'è stato recuperato la mattina dopo. Un'ipotesi plausibile, ma che non chiarisce tutti gli aspetti di una vicenda che riserva ancora molti dettagli oscuri e solleva più domande che risposte: come mai un ragazzo, dal carattere piuttosto pauroso, si sarebbe avventurato da solo al buio lungo una stradina poco sicura? Come mai continuava, come si vede dalle immagini, a mordicchiare la camicia, un gesto che faceva quando era particolamente nervoso? E perchè, infine, si era allontanato da solo dal locale? Una delle ipotesi è che avesse deciso di tornare alla macchina, si fosse incamminato lungo il sentiero per raggiungere la Statale dov'era parcheggiata e all'improvviso si fosse dimenticato di aver lasciato le chiavi nel locale. Ma è una pista che non convince del tutto gli inquirenti e ancora meno la famiglia.
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