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Il manifesto ProVita spacca i social e il Pd romano ne chiede la rimozione

Il maxi poster anti aborto sta dividendo il Consiglio comunale della Capitale e gli utenti di Twitter

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"Sei qui perché tua mamma non ti ha abortito". Questo il messaggio di un maxi cartellone da 7 per 11 metri affisso a Romadall'Associazione ProVita e raffigurante un feto di 11 settimane. Il poster, che copre l'intera facciata di un palazzonella zona dell'Aurelio, ha suscitato la protesta di tanti utenti dei social network e delleconsigliere del Pd al Campidoglio Michela Di Biase, ValeriaBaglio, Ilaria Piccolo e Giulia Tempesta e Svetlana Celli dellaLista Civica "RomaTornaRoma".

"Un messaggio forte e doloroso sulla pelle delle donne. Il maxi manifesto contro l'interruzione volontaria della gravidanza offende la scelta delle donne di abortire, una scelta, sempre sofferta e dolorosa, garantita dalla legge 194 che a maggio compirà 40 anni - spiegano-.  Si tratta di immagini che offendono la sensibilità anche di tutte le persone che hanno subito la fine di una gravidanza per i motivi più diversi. Difendere la vita con messaggi così crudi e violenti non appartiene alla storia delle donne, né della città. Per questo presenteremo una mozione per chiedere al Campidoglio la rimozione immediata di questi manifesti"

La gigantografia fa parte di una serie di iniziative di Pro Vita in vista del 22 maggio, data nella quale, quarant’anni fa venne legalizzato l’aborto con la legge 194. Come ricorda in una nota la stessa Pro Vita, dal 1978 sono stati più di 6 milioni i feti quelli uccisi dall’aborto.

"È inconcepibile che in un’Italia, dove solo il 38% dei malati di tumore può accedere alle cure palliative e dove circa 200.000 anziani o disabili sono rispediti a casa ogni anno dagli ospedali pubblici, per mancanza di fondi per la sanità, lo Stato spenda centinaia di milioni di euro di fondi pubblici per finanziare scelte individuali che causano l’eliminazione di esseri umani, e che non sono condivise da una grande fetta della popolazione?", questo il commento di Toni Brandi, presidente di ProVita.

"Uno Stato che finge di tutelare la mamma, - prosegue Brandi - ma che non si preoccupa del più debole, il bambino nel grembo materno, è la rappresentazione plateale della legge della giungla". La onlus ha lanciato anche una petizione "affinché il ministero della Salute garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze, provocate dall’aborto volontario sulla loro salute fisica e psichica".

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