Dell'Utri, fonti Strasburgo: "No alla sospensione della pena"
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto la richiesta presentata dall'ex senatore di Forza Italia
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto la richiesta di sospensione della pena per motivi di salute presentata da Marcello Dell'Utri. Lo riferiscono fonti dell'istituzione di Strasburgo. L'ex senatore di Forza Italia è attualmente detenuto nel carcere romano di Rebibbia, dove sta scontando una pena a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dell'Utri si è già visto negare per due volte dal tribunale di sorveglianza di Roma la sospensione della pena chiesta per motivi di salute, poiché soffre di una cardiopatia e ha un tumore alla prostata. Alla Corte di Strasburgo i suoi legali avevano chiesto, per gli stessi motivi, di concedere lo stop alla pena.
Nuovo ricorso legali: "Dell'Utri si aggrava, condizioni inumane" - Nel frattempo si aggravano le condizioni di salute di Marcello Dell'Utri e i suoi legali tornano a chiedere davanti al tribunale di sorveglianza una verifica dello stato detentivo che, secondo loro, lede i diritti umani. Dal 14 febbraio è ricoverato presso il Campus Biomedico di Roma, "piantonato h24, in una stanza illuminata anche di notte, dove non può aprire la finestra", denunciano i legali Alessandro de Federicis e Simona Filippi. In tali condizioni è in cura per il tumore alla prostata che, secondo i medici, ha subito un peggioramento. La decisione del tribunale di sorveglianza arriverà tra venerdì e lunedì, mentre i legali hanno depositato un esposto al Csm contro i sei magistrati che si sono occupati del caso chiedendo se ne valuti il comportamento.
Dell'Utri tornerà in carcere il 20 aprile al termine del ciclo di radioterapia cui è sottoposto in questi giorni. Secondo quanto riporta una consulenza dell'ex presidente della società italiana di psichiatria Claudio Mencacci, depositata dai difensori, le condizioni in cui si trova potrebbero rappresentare un pericolo ulteriore per la sua salute: "Il rischio - sottolinea Mencacci - è di applicare ad una persona anziana e gravemente malata una limitazione non comprensibile ed eccessiva che sta cominciando a produrre una reazione di sfinimento emotivo che potrebbe elicitare risposte di tipo depressivo ed ansioso ancora più marcate di quelle attuali". I medici della struttura ospedaliera affermano che il tumore da cui è affetto è peggiorato e sottolineano: "È diventato impattante sull'aspettativa di vita del paziente e dimostra al momento una priorità terapeutica non più demandabile".
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