Si intitola "Maldamore" il nuovo singolo di Simona Molinari, che anticipa il nuovo progetto di inediti, il sesto della carriera. Il brano è uno spaccato ironico di tutte le infinite definizioni e dei molteplici significati che può assumere l'amore. "Sarà un disco in cui vorrei parlare d'amore affrontandolo da diverse angolazioni" dice lei a Tgcom24. E nel futuro prossimo di Simona c'è anche il cinema: "Un sogno che si realizza".
Cos'è l'amore per te?
Questo brano vuole essere un po' una provocazione. Per come ho vissuto fino ad adesso mi rendo conto di aver chiamato amore una cosa che in realtà era mal d'amore. Anche fenomeni come il femminicidio sono figli di un pensiero distorto che tende a fare un'equivalenza sbagliata tra gelosia, possesso e amore. Oppure si pensa che se qualcuno ti desidera a livello sessuale allora ti ama. Non è così. Almeno per me è tutto più complesso. Nel brano cito alcuni dei tanti innamorati della storia della musica, e anche in quei casi erano amori per qualcosa che si rivelava irraggiungibile e che idealizzi. Liberandoci da tutte queste cose puoi uscire da questo mal d'amore e puoi vivere quel sentimento in maniera più costruttiva, progettuale.
Sei in un momento di svolta della tua vita o è un proposito per il futuro?
Dopo tanti anni mi sento che sto uscendo dal manicomio e sto iniziando a vivere le cose in maniera diversa. Certo, per l'amore che costruisci quotidianamente ci vuole tanto impegno e tanta cura, perché è quello che ti fa anche incazzare. Ci vuole una bella dose di lavoro per amare.
Questo nuova presa di coscienza come si riflette sulla tua musica?
Quando uno scrive riversa le cose che sente. Io ho scritto tanto quando ero immersa nel mal d'amore e quindi in molti brani racconti quei momenti. Ma vorrei raccontare le varie sfaccettature, dal tradimento all'amore per se stessi, passando all'amore di coppia, quello per un figlio e altri ancora. Mi piacerebbe poi fare uno spettacolo in cui fare un percorso con le persone che, alla fine, possano andare via con un sacco di domande. Perché le risposte sinceramente non le ho.
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Nel video ci sono alcuni simboli...
C'è la camicia di forza che rappresenta quelle situazioni in cui sei incastrata e che chiami amore, confondendo i piani. Lo stetoscopio rappresenta il cuore, e il metro la mente: la cosa più difficile è mettere insieme le due cose, perché spesso di pancia senti una cosa e razionalmente ne pensi un'altra.
Nel tuo percorso sei passata dal jazz al pop di Sanremo. Questo lavoro dove lo collochi?
E' difficile dirlo, perché la cosa più difficile di questa musica è indicizzarla, come va tanto di moda oggi. Nel mondo questo genere è affermato ma in Italia non esiste ancora un vero e proprio pubblico. Sono tutti divisi tra il mondo del jazz, quello del pop, quello della dance o dell'elettronica. Bisogna, con la costanza e l'impegno, trovare un pubblico trasversale su questa onda che cavalco io.
Hai in programma anche un progetto cinematografico...
Recitare è sempre stata una grande passione, tanto che nei ritagli di tempo ho seguito scuole di recitazione. In questa avventura mi metto in gioco e speriamo vada bene. Non posso dire altro, è ancora tutto piuttosto top secret.
Hai qualche sogno nel cassetto?
Questo del film era un sogno che avevo e quindi voglio vivermelo intensamente. Superato questo poi ci penserò. Perché comunque amo molto vivere il presente.
Sei una persona più concreta o sognatrice?
A periodi. In questo momento mi sento di aver messo insieme le due cose con un certo equilibrio. Magari è un periodo che durerà due giorni, ma mi sento abbastanza a fuoco.
Se ti guardi indietro pensi ti abbia fregato più il cuore o la razionalità?
Di primo acchito ti direi il cuore, però molte volte è stata la razionalità a mettermi i bastoni tra le ruote. A volte avrei dovuto mettere più cuore nelle cose e viceversa. Il problema è quello: saper dosare le cose.