Operazione antiterrorismo a Foggia. In manette un uomo di origine egiziana e con cittadinanza italiana, di 58 anni, sposato con una donna italiana, accusato di fare parte dell'Isis. Perquisita la sede dell'associazione culturale "Al Dawa" della città pugliese, di cui l'uomo era il presidente. Sequestrati i conti correnti per un valore di circa 370mila euro.
"Sgozzate i miscredenti" - Abdel Rahman, cittadino italiano di origine egiziana, indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione che teneva due volte a settimana nell'associazione "Al Dawa" di Foggia. L'uomo è accusato di aver insegnato a una decina di bambini, ora segnalati al Tribunale per i Minorenni, il concetto di guerra santa, spiegando loro che l'unico modo per ottenere il Paradiso era la morte in battaglia. Per alcuni mesi quelle lezioni sono state intercettate.
"Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria", diceva l'indagato ai bambini. Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi dal 59enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla "dell'obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee, individuando - spiegano gli inquirenti - l'Italia come obiettivo dell'attività terroristica".
"L'arresto di oggi - sottolineano le fiamme gialle - è frutto anche del protocollo d'intesa, stipulato nell'ottobre 2017 tra la guardia di finanza e la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha innovato il sistema di prevenzione antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo, attraverso un nuovo flusso di comunicazioni tendente a far convergere nei procedimenti penali, le operazioni finanziarie collegate a soggetti sospettati di legami con il terrorismo internazionale".
Migliaia di euro frutto di donazioni - E questi mirati accertamenti svolti dalle fiamme gialle baresi, sono scaturiti da una segnalazione di operazioni sospette a carico del 59enne egiziano e della moglie Vincenza, 79enne italiana, che hanno rivelato in capo ad Abdel Rahman una disponibilità economica sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017. L`ipotesi degli investigatori è che l'Imam possa essersi procurato le disponibilità attraverso la cosiddetta zakat, una sorta di raccolta fondi, che l'egiziano faceva tra i soggetti di fede islamica che frequentavano il centro culturale Al Dawa.