Antonio Albanese torna dietro la macchina da presa per la quarta volta, 16 anni dopo "Il nostro matrimonio in crisi". Con il nuovo film intitolato "Contromano", in uscita nei cinema il 29 marzo, racconta una storia tra immigrazione e integrazione nell'Italia di oggi usando l'arma della commedia con ironia e leggerezza. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.
Antonio Albanese interpreta Mario Cavallaro che si sveglia tutte le mattine nello stesso modo, nella stessa casa, nello stesso quartiere, nella stessa città, Milano. Ha appena compiuto cinquant'anni. Mario ama l'ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto, il decoro, la voce bassa, lo stare ognuno al proprio posto. La sua vita si divide tra il suo negozio di calze ereditato dal padre e un orto, unica passione conosciuta, messo in piedi sul terrazzo della sua abitazione. Ogni cambiamento gli fa paura, figuriamoci se il suo vecchio bar viene venduto ad un egiziano e se davanti alla sua bottega arriva Oba, baldo senegalese venditore di calzini.
Quel che è troppo è troppo e per Mario la soluzione è semplice e folle allo stesso tempo: "rimettere le cose a posto". Così decide di rapire Oba per riportarlo semplicemente a casa sua, Milano-Senegal solo andata. In fondo, pensa, se tutti lo facessero il problema immigrazione sarebbe risolto, basta impostare il navigatore. Ma poi questo paradossale on the road si complicherà terribilmente. Anche perché Oba acconsentirà alla sua "deportazione" a patto che Mario riaccompagni a casa anche la sorella, Dalida. Saranno guai seri o l'inizio di una nuova imprevista armonia?
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"Sul tema dei migranti ho sentito da certi politici pensieri che fanno inorridire, concetti sulla razza che neanche il mio Cetto La Qualunque sarebbe riuscito a sviluppare", ha detto Albanese.
Il regista e attore ha scritto "Contromano" insieme ad Andrea Salerno, Stefano Bises e Marco D’Ambrosio in arte Makkox e racconta che il suo film "nasce da un desiderio personale che è anche sociale, e anche da spettatore, dal desiderio di raccontare in maniera diversa un tema importante e impetuoso, raccontato quasi sempre con cupezza e drammaticità. Avevo voglia di farlo con garbo e leggerezza, assieme ad Andrea Salerno e Stefano Bises, i miei coautori, con un'idea paradossale. Il pretesto è l’ incontro tra due solitudini, quella di Mario che per me è anche l’Occidente, un uomo tendenzialmente onesto ma diffidente e solo, che vive una vita verticale da casa all'orto, e quella forzata di Oba e Dalida, costretti a vivere in un luogo diverso, in un’epoca molto particolare".