Il Senato e la Camera hanno i loro nuovi presidenti, rispettivamente Elisabetta Casellati di Fi e Roberto Fico del M5s, eletti con un accordo che ha coinvolto tutto il centrodestra e i pentastellati. Una intesa raggiunta al mattino, ultimo colpo di scena dopo quelli delle precedenti 12 ore. L'intesa per le presidenze, hanno detto i protagonisti, nonè il prodromo alla nascita del governo, ma Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono mossi in tale sintonia da dare l'idea dipoter far seguire anche una nuova partita per l'esecutivo.
Dopo la rottura di venerdì sera nel centrodestra, con la Lega che converge sull'azzurra Anna Maria Bernini quando ancora Silvio Berlusconi punta su Paolo Romani su cui però c'è il veto del M5S, l'intesa giallo-verde-azzurra sembra impossibile. Invece, il miracolo avviene. Il Cinquestelle ortodosso e la pasdaran di Silvio Berlusconi sono la strana coppia su cui la maggioranza di Montecitorio e Palazzo Madama converge senza strappi, dopo il braccio di ferro di questi giorni tra le forze politiche uscite vincitrici dalle urne il 4 marzo.
Con 422 voti Fico diventa la terza carica dello Stato, Casellati con 240 la seconda dopo il capo dello Stato. Sui candidati sono finiti i voti di Fdi-Fi-Lega e M5S, Leu ha votato scheda bianca (anche se alla Camera c'è il sospetto che qualche ex Sel abbia scritto il nome di Fico) e il Pd ha optato quasi del tutto compatto per i suoi candidati, i renziani Roberto Giachetti (che si trovava a presiedere l'aula in qualita' di presidente provvisorio) e Valeria Fedeli.
Nei discorsi di insediamento Fico ha rilanciato la battaglia sul "taglio dei costi della politica", mentre Casellati ha detto di volere "condividere con tutte le donne l'onore e la responsabilità". Un democristiano vecchia maniera come Lorenzo Guerini (Pd) ha così commentato la 'nuova alleanza': "E' nata la nuova maggioranza, Salvini-Di Maio e Berlusconi è il ruotino di scorta". Per Matteo Renzi "hanno deciso i caminetti", frase che genera una serie di equivoci con i Dem, ma lui precisa che si riferisce a Lega e grillini.
Gentiloni si dimette, consultazioni dopo Pasqua - Nel pomeriggio il premier Paolo Gentiloni è poi salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni, come è prassi a inizio legislatura. Rimarrà in carica per gli affari correnti. Le consultazioni del presidente Sergio Mattarella per la formazione di una maggioranza parlamentare e di un nuovo governo inizieranno dopo Pasqua, probabilmente martedì 3 aprile.
La velocità con la quale le forze politiche hanno eletto i nuovi presidenti di Camera e Senato viene apprezzata dal Quirinale che non entra nel merito delle scelte, entrando però progressivamente in scena. Ma non immediatamente come dimostra il timing delle consultazioni che partiranno dopo Pasqua. La coincidenza tra le incombenze parlamentari da chiudere (vice-presidenze, uffici di presidenza e capigruppo) e le festività pasquali ha spinto il presidente ad aspettare martedì tre aprile per aprire lo studio "alla vetrata" ai partiti. Ma anche, si osserva, per approfondire analisi e meditazioni: un tempo congruo per far diradare un altro po' la nebbia che ancora pervade il gioco delle alleanze. E su questa linea i presidenti Casellati e Fico non sono apparsi affatto contrari.
Ma da oggi gli occhi saranno puntati sempre più sul Quirinale dove si aspettano gli sviluppi degli incontri di questi giorni. Attesa, per esempio, di conoscere quale sarà la composizione del gruppo del centrodestra che salirà al Quirinale. Ma è un'indicazione di non poco conto per capire la strada da intraprendere. E, forse, anche per individuare con maggior precisione chi potrebbe ottenere un primo incarico, magari esplorativo.
Quello che viene fuori da queste convulse giornate è che tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini esiste un filo diretto di una qualche solidità e che il M5S, nella sua nuova veste istituzionale, è disponibile a tradire la sua ortodossia. I giochi non sono certo semplici, i veti da far cadere sono diversi e, in via ufficiale, il M5S continua a slegare l'accordo sulle Camere dalle maggioranza di governo tenendo socchiusa la porta al Pd. "Siamo aperti a tutti, i partiti si facciano avanti per il bene del Paese", spiega Di Maio in serata ponendo in evidenza il nodo della premiership: "Il M5S ha preso 11 milioni di voti, spero si tenga conto si questo". La conditio sine qua non di Di Maio-premier, al momento, non cade. D'altro canto difficilmente Matteo Salvini, dopo aver "perso" la guida di Camera e Senato, accetterebbe di fare da comprimario ad un premier M5S.
Ma le parole di Di Maio, rispetto a qualche giorno fa, appaiono più morbide se viste in controluce. E all'orizzonte emerge, come possibile exit strategy di medio-lungo periodo, il contorno di un asse governativo Lega-M5S - con l'appoggio esterno di FI - che abbia all'apice un capo dell'esecutivo terzo. Sarebbe, sia con un premier politico sia (e soprattutto) con un capo del governo "tecnico", un esecutivo di breve durata, orientato a porre le nuove elezioni a breve.