Scatta la prima class action contro Facebook e Cambridge Analytica negli Stati Uniti, mentre Theresa May ha auspicato che si indaghi sul furto di dati. Si allarga lo scandalo scattato dopo le rivelazioni dell'ex dipendente della società di consulenza britannica, dove il programma di raccolta dati "fu avviato sotto la supervisione di Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump", secondo quanto rivelato dalla "talpa" Chris Wylie, ex di Cambridge Analytica.
Prima class action negli Usa - La prima azione legale collettiva sulla vicenda negli Stati Uniti è stata avanzata presso la corte distrettuale di San Josè, in California, e potrebbe aprire la strada a molte altre cause simili in merito ai danni provocati dalla mancata protezione dei dati personali. Dati raccolti senza alcuna autorizzazione, spiegano i promotori dell'azione legale, e che sono stati utilizzati per avvantaggiare la campagna di Donald
May: "Si indaghi" - Preoccupazione è stata espressa dalla premier britannica Theresa May in merito ai sospetti sull'abuso dei dati. Incalzata nel Question Time dal capogruppo indipendentista scozzese, Ian Blackford, la May ha incoraggiato l'Authority per la tutela dei dati personali a indagare e ha ammonito Fb e Cambridge Analytica a collaborare, mentre ha negato che il suo partito abbia "contratti in essere" di consulenza con Cambridge Analytica.
Il "programma dati" di Bannon - Dall'altro lato dell'oceano Bannon avrebbe cominciato a lavorare al programma di costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani tre anni prima di ricevere l'incarico alla Casa Bianca, secondo le segnalazioni di Wylie.
Bannon intendeva testare in questo modo l'efficacia di molti di quei messaggi populisti che furono poi alla base della campagna elettorale di Trump. Già numero uno del magazine ultraconservatore Breitbart News, Bannon entrò a far parte del board della società Cambridge Analytica di cui è stato vicepresidente dal giugno 2014 all'agosto 2016, quando divenne uno dei responsabili della campagna elettorale di Trump. Fu lui che aiuto' a lanciare la societa' grazie ai finanziamenti dei suoi ricchi sostenitori, a partire dalla famiglia miliardaria dei Mercer.
L'ex dipendente della Cambridge Analytica Wylie, in una intervista al Washington Post, spiega come di fatto Bannon in quel periodo era il boss di Alexander Nix, il controverso Ceo della società che nelle ultime ore è stato sospeso dal suo incarico. "Nix non aveva l'autorità di spendere tutti quei soldi, afferma Wylie, che spiega come Bannon approvò nel 2014 una spesa di circa un milione di dollari per acquistare dati personali raccolti anche su Facebook.
Bannon riporta ancora il Washington Post - ha ricevuto dalla Cambridge Analytica nel 2016 oltre 125mila dollari in compensi per le sue consulenze e ha posseduto una parte della società per un valore tra un milione e i 5 milioni di dollari.
Zuckerberg brucia 9 miliardi di dollari in 48 ore - La bufera che ha travolto Facebook ha fatto perdere a Mark Zuckerberg nove miliardi di dollari in 48 ore. Il calo dei titoli Facebook ha "impoverito" il numero uno dell'azienda, la cui fortuna è scesa a 66 miliardi di dollari dai 75 miliardi di venerdì.