Il marchio spagnolo "La Mafia se sienta a la mesa", (la Mafia si siede a tavola), usato per alcuni servizi di ristorazione in Spagna, è "contrario all'ordine pubblico". Lo ha stabilito la Corte Ue in una sentenza che accoglie la richiesta dell'Italia di annullare tale marchio che "trasmette un'immagine complessivamente positiva" della mafia e "banalizza i gravi attacchi sferrati ai valori fondamentali dell'Unione".
La società spagnola La Honorable Hermandad, alla quale è succeduta La Mafia Franchises, ha chiesto nel 2006 all'EUIPO di registrare "La Mafia se sienta a la mesa". Nel 2015 l'Italia aveva chiesto e ottenuto l'annullamento della registrazione, avendo l'EUIPO confermato che il logo "promuoveva palesemente l'organizzazione criminale". Non soddisfatta, la Mafia Franchises ha adito il Tribunale dell'Ue per chiedere l'annullamento della decisione. Con l'ultima sentenza, il Tribunale respinge il suo ricorso e conferma la decisione dell'EUIPO.
È un business milionario quello del marchio "mafia a tavola" che coinvolge ristoranti e prodotti alimentari. Si va dal caffè "Mafiozzo" stile italiano della Bulgaria, agli snack "Chilli Mafia" della Gran Bretagna, dalle spezie "Palermo Mafia shooting" della Germania fino alla salsa "SauceMaffia" per condire le patatine e quella "SauceMaffioso" per la pasta scovate a Bruxelles. È quanto afferma la Coldiretti, nel commentare positivamente la sentenza della Corte Ue che accoglie la richiesta dell'Italia di invalidare il marchio alla catena di ristoranti spagnoli "La Mafia" .
"Va fermato l'utilizzo commerciale di tutti quei marchi infami che sfruttano gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose", afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, "andando a banalizzare, fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti". Tanti i casi denunciati dalla Coldiretti, dove si fanno affari sfruttando a tavola episodi, personaggi e forme di criminalità organizzata a danno dei veri prodotti agroalimentari tricolori. Un oltraggio considerato insopportabile da due italiani su tre (65%), secondo l'indagine Coldiretti/ixè, che non tollerano il luogo comune diffuso all'estero che porta gli stranieri ad assimilare l'Italia alla mafia.