Se nel mondo non verranno ridotte le emissioni di CO2, il Mediterraneo rischia di perdere, entro fine secolo, il 50% delle specie che lo popolano. L'allarme arriva dallo studio condotto dal Wwf insieme all'università britannica dell'East Anglia e all'australiana James Cook University. Il report ha esaminato la situazione del Mediterreaneo nell'ambito di una ricerca sull'impatto del riscaldamento su 80mila specie in 35 aree del pianeta.
I risultati dello studio sono allarmanti. Un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura globale, il massimo consentito dall'accordo di Parigi sul clima, nel Mediterraneo metterebbe a rischio quasi il 30% della maggior parte dei gruppi di specie analizzate. Senza un taglio alle emissioni di gas serra, con il termometro che salirebbe di 4,5 gradi, sparirebbe invece metà della biodiversità. Le specie più a rischio sono le tartarughe marine, in primis la Caretta caretta, e i cetacei.
"Servono politiche volte a ridurre le emissioni di CO2 per contenere il cambiamento climatico", sottolinea il Wwf in occasione della presentazione dello studio, a 10 giorni dall'Earth Hour (l'Ora della Terra). In particolare, l'associazione ambientalista chiede al prossimo governo di approvare subito gli strumenti regolatori e legislativi per chiudere le centrali a carbone entro il 2025, e di definire il Piano nazionale clima ed energia e la Strategia di decarbonizzazione a lungo termine.