Una mostra è davvero interessante, perché consente al visitatore di scoprire ed apprezzare delle opere di Joan Mirò (Barcellona 1893 - Palma di Maiorca 1983) in qualche modo inedite, diverse, come cifra stilistica e linguaggio pittorico, da quelle che siamo abituati a vedere. E poi stupisce la quantità e la diversità dei materiali usati dall'artista catalano sui quali dipingere: carta giapponese, vassoi di cartoncino per dolci, catrame, sabbia, masonite (un qualcosa a metà strada tra la terracotta e la paglia pressata), pagine di giornali, sacchi di farina, feltro, corde.
E' la prima volta che la Collezione Miró - conservata nella città di Porto - esce dal Portogallo per essere esposta a Padova. Organizzata da Fundação de Serralves Museu de Arte Contemporânea, insieme alla Fondazione Bano, in collaborazione con l'Amministrazione comunale, la mostra "Joan Miró - Materialità e Metamorfosi" sarà visitabile a Palazzo Zabarella dal 10 marzo al 22 luglio. Lavori eseguiti - con le tecniche più disparate - nell'arco di sei decenni: quadri, disegni, sculture, collages e arazzi, tutti appartenenti alla straordinaria collezione di proprietà dello Stato portoghese.
Travagliata e curiosa allo stesso tempo la storia di questa raccolta. Appartenuta ad un collezionista giapponese, venne acquistata dal Banco Português de Negociós tra il 2004 e il 2006. L'istituzione finanziaria venne nazionalizzata dopo un paio d'anni e il Governo di Lisbona, in fase di forti difficoltà economiche, decise di mettere sul mercato la prestigiosa collezione. Incaricata della vendita fu Christie's, ma le vibranti proteste del mondo artistico/culturale lusitano fecero in modo che l'asta venisse annullata. E così le opere di Miró rimasero in Portogallo.