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Addio a Piero Ostellino: fu direttore del Corriere della Sera dal 1984 al 1987

Liberale convinto, fu corrispondente da Mosca e da Pechino e osservatore attento della disgregazione della politica tradizionale e delle trasformazioni nel nostro Paese. Negli ultimi anni passò da Via Solferino al "Giornale"

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E' morto, a Milano, il giornalista Piero Ostellino. Ne dà notizia il Corriere della Sera, quotidiano che Ostellino guidò dal 1984 al 1987. Aveva 82 anni. Convinto liberale e garantista, aveva fondato il Centro Einaudi di Torino ed era stato corrispondente da Mosca e da Pechino. Contrastò sempre lo statalismo dirigista, come si legge sul sito del Corriere della Sera. Nel 2015 aveva lasciato il quotidiano di via Solferino per Il Giornale.

Proprio tre anni fa, quando Ostellino passò al Giornale dopo quasi 50 anni in via Solferino, l'allora direttore Ferruccio De Bortoli scrisse queste parole al Comitato di redazione: "Volevo informarvi della decisione di Piero Ostellino di lasciare il Corriere dopo aver ricevuto dall'azienda la comunicazione del taglio della sua collaborazione, come avvenuto per tutti gli altri editorialisti. Ho fatto il possibile per trattenerlo e per favorire un'intesa economica con l'azienda. La considero una sconfitta personale. Faccio i miei migliori auguri a Piero, con il quale ho parlato in mattinata, amico e maestro, che ringrazio per i tanti anni di leale e preziosa collaborazione”.

Difesa dei valori occidentali - Nato a Venezia il 9 ottobre 1935, si era laureato in Scienze politiche all'università di Torino dove, all'inizio degli anni Sessanta, aveva anche fondato la rivista "Biblioteca della libertà". In quegli anni, tramite la sua rivista e il Centro Einaudi, aveva sempre lavorato alla difesa dei valori occidentali.

Corrispondente in Russia e in Cina - Al "Corriere" arrivò nel 1967 e già nel 1973 era a Mosca, in piena epoca brezneviana, come corrispondente. Un'esperienza, quella vissuta in terra russa, che volle raccontare nel libro pubblicato qualche anno dopo, nel 1977, "Vivere in Russia". Dopo qualche anno come corrispondente da Pechino era tornato a Mosca, per poi approdare, nel 1984, alla direzione di Via Solferino, in anni di ripresa economica per l'Italia dopo il periodo difficile degli anni Settanta.

Dalla direzione del Corriere a Mani Pulite - Fu un osservatore attento delle trasformazioni che l'inchiesta Mani Pulite portò nel Paese e nella sua classe politica, che raccontà nella sua rubrica settimanale sul "Corriere" intitolata "Il dubbio", in cui fotografava personaggi e partiti incapaci, dichiarava, di praticare i valori liberalia a cui dicevano di ispirarsi, valori a lui tanto cari.

Non aveva fatto mistero della sua ostilità a una logica dirigistica, corporativa, assistenzialista, autoritaria, che secondo lui toglieva al Paese qualsiasi possibilità di sviluppo e trasformazione. Criticava con forza l'esasperazione del giustizialismo, le intromissioni di alcuni giudici nella politica e accusò apertamente Calciopoli.

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