Alzi la mano chi non ne ha un paio nell’armadio! I jeans sono un elemento in-dispensabile in ogni guardaroba: sono pratici, versatili, trasformisti. Non pas-sano mai di moda, al massimo cambiano un po’ di forma e si “vestono” di qualche dettaglio a seconda della stagione. La primavera 2018 non fa ecce-zione e non rinuncia al tessuto blu Genova: anzi, il jeans è anche protagonista di una bella mostra in corso a Parma, intitolata “Blu di Genova. Il Jeans è una storia italiana”, collaterale dell’evento “Mercanteinfiera di primavera”.
La mostra, organizzata dal Museo di Palazzo Reale di Genova per Fiere di Parma, insieme al Museo della Seta di Como, ripercorre la storia e l’evoluzione della tela blu di Genova (Jeans), dalle sue origini fino all’inizio del XX secolo, con tante notizie e qualche curiosità, dall’origine del nome alle tecniche di tintura, all’utilizzo di questo tessuto da parte di personaggi storici.
Forse non tutti sanno che il nome del tessuto deriva dall’anglicizzazione del nome della città di Genova, da cui provenivano i tessuti blu di così ampia diffusione in Inghilterra a partire dal XVI secolo: la parola “jeans” ricorre già nell’inventario dei beni del re Enrico VIII nel 1547. A Genova la tela blu era utilizzata da tutte le classi sociali. I documenti conservati nell’archivio storico del Comune di Genova documentano la presenza, nei testamenti delle nobildonne della città, di numerose tele turchine, segno della grande diffusione dei tessuti di questo colore. C’è anche una collezione privata di una borghese di fine Ottocento, molto fornita di eleganti e raffinati abiti in cui il jeans era impreziosito da paillettes nere.
Ma il jeans era il soprattutto il modo di vestire delle classi più basse della po-polazione, come si sa da alcuni acquerelli del 1820 e, soprattutto, dalle statuine dei presepi storici che raffigurano pastori, contadini e popolani. Queste fonti ci restituiscono lo spaccato di una società in cui la tela blu di cotone era indossata da tutti, dai camalli (gli scaricatori del porto) agli ortolani, alla venditrice di funghi. Erano proprio i camalli a vestire il jeans come abito da lavoro, anzi il robusto cotone blu era in pratica la loro uniforme da lavoro.
Ma il jeans ha fatto anche la storia d’Italia. Giuseppe Garibaldi è stato il primo personaggio storico a indossare i jeans, come testimoniano i numerosi ritratti in cui l’Eroe dei Due Mondi è raffigurato con indosso l’iconica camicia rossa e i jeans. Al complesso del Vittoriano a Roma sono esposti i pantaloni blu Genova da lui indossati nella spedizione dei 1000.
La particolare colorazione della stoffa jeans è legata all’indaco, estratto dalla fermentazione delle foglie della pianta chiamata “indigofera tinctoria”. Questa particolare colorazione arrivava in Europa dall’Asia, principale produttore, sot-to forma di panetti compressi chiamati coquaigne (da cui il nome ‘Paese della cuccagna’): a Genova era utilizzata per dare colore al fustagno. E se Genova è stata la capitale di questa tradizione tessile, è però nel Nuovo Mondo che nel 1873 il tedesco, Levis Strauss ha brevettato il primo paio di pantaloni da lavoro con doppie cuciture, rivetti di metallo e rigorosamente in fustagno tinto di blu: il “Blu di Genova” appunto o blu jeans come li chiamiamo sin da allora.
La moda per la primavera 2018 propone con prepotenza il total look, in jeans dalla testa ai piedi, con i pantaloni abbinati alla camicia sempre in jeans e completata magari dal giubbottino dello stesso materiale. Ci sono anche le tute, i vestiti e, naturalmente, gli accessori come scarpe e borse, e i modelli in cui il tessuto si veste di altri colori, a cominciare dal classico bianco e nero.