Come investitore di Telecom, il fondo americano Elliott è al lavoro per migliorare il futuro di Tim, nell'interesse sia degli azionisti che del sistema Paese, aprendo la strada a una rete unica su cui concentrare gli investimenti. Tanti gli obiettivi che potrebbero essere perseguiti, in particolare lo scorporo della rete e Sparkle e la quotazione in Borsa. Il gruppo di tlc dovrebbe scendere di minoranza o addirittura uscire dall'azionariato lasciando spazio a un socio di riferimento pubblico, come la Cdp, secondo quanto appreso dall'Ansa presso ambienti finanziari.
Il fondo Elliott non avrebbe intenzione di scalare Tim ma, attraverso un'operazione "market friendly" (cioè non ostile) sostituire i modello di gestione di Vivendi, non scevro da conflitti di interessi, e fare di Tim una vera e propria public company con un management indipendente. Per questo l'ipotesi sarebbe quella di dar vita a una "proxy fight" allo scopo di battere in assemblea Vivendi e sostituire gran parte dei suoi consiglieri con amministratori indipendenti.
Uno dei punti fondamentali di Elliott riguarderebbe la rete e Sparkle. Mentre la proposta di Tim si limita per ora a societarizzare la rete, mettendola in una società controllata al 100% da Tim, il modello di scorporo a cui si ispira Elliott è molto più radicale e comporterebbe, attraverso la quotazione dell'asset e di Telecom Sparkle, l'uscita totale dal capitale e l'ingresso di un socio pubblico di riferimento.
In pratica Elliott, a quanto sembra, vorrebbe fare della rete una sorta di Terna delle tlc in Italia. Questa strada, viene riferito, consentirebbe di valorizzare al meglio l'infrastruttura e di aprire un discorso di convergenza su uno schema di rete unica nazionale, in grado di assicurare più benefici anche al Paese: evitando le duplicazioni, si concentrano gli investimenti, ottimizzando le risorse e permettendo di avere una rete più efficiente, che cresce in modo spedito. Il progetto di Elliott sulla rete potrebbe incontrare i favori della politica.
Lo scorporo figura nel programma del M5s, ed è uno dei pallini del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, oltre ad essere stato un progetto accarezzato in passato da diversi governi.