Papa Paolo VI e l'arcivescovo di El Salvador Oscar Arnulfo Romero, trucidato mentre celebrava messa, saranno santi. Martedì Papa Francesco ha infatti autorizzato la promulgazione dei decreti che riconoscono i miracoli dei due beati. La data di canonizzazione sarà annunciata dal Pontefice durante il Concistoro di maggio: potrebbe essere il 14, il 21 oppure il 28 ottobre, ma per Romero la potrebbe slittare alla Gmg del 2019 a Panama.
Il 26 ottobre 2017, la Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi aveva votato all'unanimità sia il caso miracoloso di una gravidanza ad alto rischio conclusasi favorevolmente con la nascita di una bambina sana attribuito all'intercessione di papa Montini, sia la guarigione miracolosa di una donna in pericolo di morte dopo un parto attribuita all'intercessione del vescovo martire Romero.
Il 14 dicembre 2017 il congresso dei teologi aveva espresso il voto positivo per entrambi i casi e il 6 febbraio scorso lo stesso responso aveva dato la sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi.
Riconosciuti i miracoli, Paolo VI e il vescovo salvadoregno ucciso in odium fidei saranno di nuovo ancora insieme nel Concistoro previsto per la prima metà di maggio nel quale il Papa annuncerà, come solitamente accade, la data della canonizzazione. Data che con ogni probabilità potrebbe cadere il 28, il 21 oppure il 14 ottobre, domenica questa che viene significativamente a trovarsi nel mezzo del Sinodo dei vescovi sui giovani a Roma.
Se per questa data potrebbe essere confermata la canonizzazione di papa Montini, per il vescovo Romero potrebbe tuttavia essere considerata anche un'altra possibilità nel quadro di un'altra adunanza di giovani: quella della Giornata mondiale della gioventù prevista per gennaio 2019 a Panama.
Chi era Romero: il vescovo del popolo trucidato dal regime militare - "È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un'opzione preferenziale per i poveri. Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo". Così Oscar Romero diceva in un'omelia il 9 settembre 1979. Un anno dopo, mentre celebrava la messa, un cecchino dello squadrone della morte gli recise la giugulare. La sua colpa era aver parlato troppo, aver denunciato gli abonimi della dittatura militare di El Salvador. Era il 24 ottobre e nella stessa giornata l'Onu ha proclamato la Giornata internazionale per il diritto alla verita' sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime.
Romero non era solo un vescovo, era un prete di strada, il sacerdote degli ultimi, voce degli oppressi. Il santo perfetto per Papa Francesco. Negli anni del suo arcivescovado e dopo la sua morte, fu accusato da più parti di essere stato vicino alla teologia della liberazione, ma Bergoglio non ha mai avuto dubbi sulla santità. "Ucciso due volte", disse durante la sua beatificazione. "Diffamato e calunniato, anche da suoi fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato. Lapidato con la pietra più dura che esiste al mondo: la lingua".