PITTORE E FILOSOFO

Morto a 107 anni Gillo Dorfles, critico d'arte rivoluzionario

A renderlo noto è stato il nipote spiegando che le condizioni fisiche dell'artista erano peggiorate nelle ultime 24 ore.

© ansa

E' morto a Milano il critico d'arte rivoluzionario, pittore e filosofo Gillo Dorfles. Nato a Trieste, aveva compiuto 107 anni il 12 aprile. Laureato in medicina, sin dai primi anni Trenta si era dedicato allo studio della pittura, dell'estetica e in generale delle arti, sdoganando il "kitsch". Dagli anni Sessanta aveva insegnato estetica in diverse università italiane. Numerosissimi i riconoscimenti internazionali sia come artista sia come critico.

Pittore, critico d'arte, filosofo e professore, la sua opera ha attraversato gran parte del Novecento. Uomo eclettico e poliedrico Gillo Dorfles si è spento nella sua casa a Milano. A renderlo noto è stato il nipote spiegando che le condizioni fisiche dell'artista erano peggiorate nelle ultime 24 ore.

Nato a Trieste nel 1910, nell'allora Austria-Ungheria da padre goriziano e madre genovese, Dorfles avrebbe compiuto 108 in aprile. Laureato in medicina, con specializzazione in psichiatria, si è sempre dedicato parallelamente anche allo studio della pittura, dell'estetica e in generale delle arti. "L'arte e' l'unica passione a cui sono rimasto sempre fedele, sin dalle prime folgorazioni dell'astrattismo di Klee e di Kandinsky", ha ripetuto spesso. La conoscenza dell'antroposofia di Rudolf Steiner lo aveva portato ad orientare la sua arte pittorica verso il misticismo, più vicino ai temi dominanti dell'area mitteleuropea che a quelli propri della pittura italiana coeva.

Professore di estetica presso le università di Milano, di Cagliari e di Trieste, nel 1948 fondò, insieme ad Atanasio Soldati, Galliano Mazzon, Gianni Monnet e Bruno Munari, il Movimento per l'arte concreta, del quale contribuì a precisare le posizioni attraverso una prolifica produzione di articoli, saggi e manifesti artistici. Per tutti gli anni cinquanta ha preso parte a numerose mostre.

Tra i più importanti intellettuali italiani del Novecento, testimone di sperimentazioni e innovazioni artistiche, scientifiche e letterarie, nella sua lunga e variegata vita ha conosciuto praticamente tutti, da Italo Svevo quando era impiegato in una fabbrica di vernici a Eugenio Montale di cui era intimo, fino a Lucio Fontana, che ha contribuito a lanciare. Ha preso il caffè con Cesare Pavese e battibeccato con Salvatore Quasimodo, è stato ospite di Frank Lloyd Wright e amico personale di Renzo Piano. Ma soprattutto ha avuto la fortuna e la forza di essere incredibilmente lucido e attivo fino all'ultimo, tanto da partecipare a metà gennaio alla Triennale all'inaugurazione di Vitriol, una personale dedicata ai disegni realizzati tra il 2010 e il 2016.
Dorfles si è sempre posto come figura trasversale e non canonica nel mondo della cultura e dell'arte, contribuendo in maniera sostanziale al rinnovamento nel dopoguerra dell'estetica italiana, del modo di vedere l'arte e la produzione di oggetti del nostro tempo, attento alla fotografia come alla pubblicità, spesso provando ad affrontare l'aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli
strumenti della linguistica.

"Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l'altra metà perché voglio vivere nel futuro", rispondeva pacato, qualche tempo fa ad un intervistatore che aveva fatto l'errore di ricordargli l'età. E finchè ha potuto, nel futuro, ha vissuto egregiamente.