In tre anni ha restituito alle casse Ue 468mila euro. A fare questa che lui stesso chiama "una scelta di coscienza" è stato Antonio Tajani, candidato premier per Forza Italia, che nel novembre 2014 rinunciò ufficialmente "all'indennità transitoria di fine mandato che gli sarebbe spettata in quanto ex vicepresidente della Commissione".
La notizia viene diffusa da "Il Giornale", che il 12 settembre 2014 scrisse una lettera all'allora presidente della Commissione Josè Manuel Barroso per comunicargli la sua scelta: niente indennità da 13mila euro al mese per tre anni, che viene data a tutti i commissari europei alla conclusione del loro mandato. Una buonuscita che viene loro assegnata per le eventuali difficoltà nel reinserimento nel mondo del lavoro: non è infatti loro permesso di cercare una nuova attività in ambiti legati al settore in cui agiscono mentre sono commissari.
A Barroso Tajani dice che ritiene "opportuno dare una prova di sobrietà e solidarietà in questo momento di grande difficoltà per i cittadini europei". Ed evita un assegno che gli avrebbe reso, fino ad oggi, quasi mezzo milione di euro.
Una seconda rinuncia arriva da parte di Tajani al momento in cui assume la presidenza dell'Europarlamento. In quell'occasione comunica alla Direzione generale delle finanze derl Parlamento europeo di rifiutare l'indennità di rappresentanza prevista per la sua carica: 1.400 euro al mese.