Strage di cani a Sciacca: due sospettati nel mirino della Procura
Proseguono le indagini sull'avvelenamento di 27 randagi nell'Agrigentino, che ha provocato le reazioni di politici e animalisti
Sono due i sospettati per la strage di 27 cani randagi avvelenati a Sciacca (Agrigento), che negli ultimi giorni ha provocato reazioni della politica e delle associazioni animaliste. Sui due peserebbero elementi significativi raccolti dagli inquirenti, ma le indagini proseguono. Non si conosce, infatti, il nome dei sospettati e non è chiaro se siano stati iscritti nel registro degli indagati.
Sull'avvelenamento dei cani a Sciacca, nei giorni scorsi, era intervenuto anche il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che aveva annunciato l'intenzione della Regione di costituirsi parte civile in eventuali procedimenti giudiziari a carico di presunti responsabili. Gianfranco Micciché, presidente dell'Assemblea regionale siciliana, ha proposto l'istituzione di una commissione parlamentare sul problema del randagismo. Anche lo stesso sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, a Tgcom24 ha spiegato le difficoltà del Comune nel gestire la situazione con le poche risorse a disposizione – in particolare, mancano rifugi pubblici per i randagi – e ha chiesto il supporto di Regione e Asl.
Intanto, un nuovo caso di crudeltà sugli animali si è verificato sempre nell'Agrigentino: a
Canicattì, due
cuccioli meticci di 40 giorni sono stati trovati impiccati a una staccionata. Sarebbero dovuti partire per il nord a giorni, perché il ragazzino che se ne prendeva cura era riuscito a darli in adozione. Il sindaco della cittadina siciliana,
Ettore Di Ventura, ha condannato il gesto.
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