La cosplayer di questa settimana si chiama Barbara, ma preferisce essere conosciuta con il suo nickname, Mayu. Barbara è una videogiocatrice appassionata, e la cosa è evidente guardando le immagini che ci ha inviato: andiamo a conoscerla grazie alla sua scheda:
NOME: Barbara
NICKNAME: Mayu
PERSONAGGIO PREFERITO: Red di Transistor
IL PRIMO COSTUME: Nono Diebuster
MI TROVI SU: Facebook
Ora ammiriamo i personaggi di Barbara, come al solito vi invitiamo a espandere la galleria a tutto schermo!
Sei una cosplayer da più di dieci anni… ma torniamo al principio: com’è cominciata la tua avventura?
La mia avventura è iniziata circa dieci anni fa quando i miei genitori mi portarono per la prima volta al Romics. A quel tempo ero un’accanita lettrice di manga ma non avevo idea dell’esistenza del cosplay. Varcato l’ingresso della fiera rimasi senza parole quando mi accorsi che i miei personaggi preferiti si muovevano davanti a me in carne ed ossa. Passai tutto il pomeriggio a fare foto e mia madre, vedendomi così entusiasta, mi propose di lavorare insieme a un costume per l’edizione successiva. Senza di lei niente di tutto quello che ho fatto durante questi anni sarebbe stato possibile e non smetterò mai di ringraziarla.
Riesci a spiegarci cosa scatta nella tua testa quando, giocando a un videogioco per esempio, un personaggio ti “cattura” al punto da voler creare un costume?
Facendo un calcolo approssimativo, mi sono accorta che la maggior parte dei costumi che ho sono tratti da videogiochi. Nonostante anni fa fossi un’appassionata di manga e anime, ho lentamente lasciato andare questa mia passione per coltivare quella per i fumetti e i videogiochi. L’ispirazione maggiore quindi proviene da questo macrouniverso.
Non ho uno standard ben preciso ma analizzando i vari casi, ho notato che i personaggi che di solito interpreto non rappresentano uno stereotipo di ciò che vorrei essere, bensì un qualcosa di totalmente diverso da ciò che sono quotidianamente. Il cosplay è per me un pretesto come un altro per evadere dalla realtà, scaricare lo stress, mettersi alla prova e mettere in mostra il frutto delle proprie fatiche. Quindi più sono cattivi, controversi o al contrario dolci e idealisti e più mi diverto. Che siano secondari o non, mi interessano i personaggi complessi e ben costruiti, dalla personalità forte e delineata così da potermi sbizzarrire in pose ed espressioni. Anche il look ha il suo peso nella scelta, non solo per una questione estetica ma anche e soprattutto di fattibilità. Mi piace cercare di mettere sempre alla prova le mie capacità ma conosco e accetto i miei limiti e a volte preferisco tirarmi indietro piuttosto che creare qualcosa che non mi soddisfi appieno.
Nel corso degli anni certamente avrai affinato l’arte di creazione dei costumi e la capacità di interpretare i personaggi. Quali sono stati secondo te i punti cardine di questa crescita?
Negli anni grazie a parenti, amici (virtuali e non) e frequentando assiduamente le fiere, ho accresciuto il mio bagaglio di conoscenze per quanto riguarda l’uso dei materiali e le diverse tecniche di lavorazione. Non bisogna mai aver paura di chiedere e soprattutto non ci si deve mai scoraggiare di fronte a un lavoro migliore del proprio. Seguire cosplayer di gran lunga più bravi di me (e ne è pieno il web) mi ha spronato (e mi sprona tutt’ora) a non essere pigra su quei dettagli che pensavo nessuno avrebbe mai notato, a scegliere materiali di qualità per una resa migliore, a curare le pose e la scelta delle location per le foto e in tantissime altre cose che ora mi sembrano naturali e ovvie ma che non lo sono.
Come dicevo prima però, ho anche dovuto imparare a riconoscere i miei limiti, limiti dovuti principalmente al tempo che non è mai stato molto e che ormai, tra il lavoro e altre preoccupazioni “da adulti”, è ancora meno. Per questo a volte, piuttosto che creare un prodotto brutto, sento la necessità di affidarmi totalmente a qualcun altro. Non disdegno commissioni o acquisti di costumi già fatti, che la maggior parte delle volte riadatto e miglioro in diversi punti. L’unica cosa a cui miro è riuscire a tenere alta la qualità dei miei lavori, avvalendomi di tutti gli strumenti possibili.
Qual è stato il costume più complicato che hai realizzato?
Non ho mai realizzato costumi eccessivamente complessi, questo perché preferisco rimanere su una fattibilità media per assicurarmi un risultato più che buono.
Per quest'anno ho in progetto pochi costumi ma sarà in tutti i casi una sfida che metterà a dura prova le mie capacità. Parlando di costumi passati però, l’esperienza più bella e nello stesso tempo più complessa è stata la realizzazione di Red dal videogioco Transistor. Sia dal punto di vista del vestito che dell’arma ha impiegato molto lavoro e una progettazione minuziosa. La gonna doveva essere staccabile per permettermi di “strapparla” via durante l’esibizione (così come accade nel gioco) e l’arma, un’enorme spada di plexiglass quasi della mia altezza, doveva essere facile da maneggiare e trascinare senza che si rovinasse o facesse sembrare innaturali i movimenti.
Sei una videogiocatrice appassionata: quali sono i tuoi giochi preferiti di sempre?
Non mi considero una pro player. Non sono uno di quei giocatori che platinano indistintamente qualsiasi cosa o finiscono un videogioco in poche ore, ma adoro questo mezzo di espressione e la sua efficacia nel raccontare storie e nel riuscire a coinvolgere lo spettatore come nessun altro mezzo. Drakengard, Bioshock, Nier, Transistor, Project Zero, Gravity Rush, Shadow of the Colossus, Dishonored e Beyond sono solo alcuni dei titoli e delle saghe che amo e che non mi stanco mai di giocare.
Vivi il cosplay come divertimento o non disdegni anche le competizioni?
Partecipo alle fiere principalmente per avere occasione di stare in compagnia di persone che condividono la mia stessa passione. Molte delle mie amicizie più durature le devo a questo hobby. Non disdegno la competizione anche se solo da pochi anni ho iniziato a mettermi alla prova da questo punto di vista. Ancora non mi sento di aver mostrato appieno le mie capacità. Non sono una persona particolarmente competitiva, non quando si parla di cosplay almeno, però mi piace avere la possibilità di far vivere un personaggio che amo attraverso la recitazione. La competizione tuttavia è sempre molto alta e il livello sorprendente. Ci sono persone che lavorano un anno intero o più su un singolo costume e penso che quel livello di perfezione e cura sia inarrivabile per me. Mai come in questo caso mi sento però di dire che l’importante è partecipare e che le migliori esibizioni che mi è capitato di vedere non erano state progettate semplicemente per portarsi a casa il premio bensì per mostrare a pubblico e giudici la passione per un personaggio e la voglia di trasmettere qualcosa al di la della bellezza o della complessità del costume.
La tua ambizione più grande è…
Limitandosi al campo del cosplay, il mio desiderio più grande è quello di riuscire a coronare tutti miei sogni in questo ambito prima di smettere. In questo anno, come ho già anticipato prima, vorrei affrontare tre grandi progetti, continuare a competere e incontrare tante nuove persone.
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