Sarebbe a una svolta il caso dei tre italiani scomparsi in Messico dal 31 gennaio. Secondo fonti di stampa, infatti, tre agenti della polizia messicana sarebbero stati arrestati con il sospetto di aver consegnato Vincenzo Cimmino e Raffaele e Antonio Russo a un gruppo armato. Ci sarebbe un quarto rappresentante delle forze dell'ordine al momento ricercato.
Le indagini si erano concentrate negli ultimi giorni sugli ambienti della polizia. La procura dello Stato messicano di Jalisco ha messo sotto inchiesta 33 poliziotti di Tecalitlan nell'ambito del caso. L'ultimo messaggio inviato da Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, che in Messico commerciavano nel settore dei generatori elettrici, era stato localizzato proprio nella zona di Tecalitlan, a 700 km da Città del Messico. In quel messaggio due di loro avrebbero detto di essere stati fermati dalla polizia locale.
Tuttavia, secondo il sito Informador, le autorita' di Tecalitlan hanno negato il coinvolgimento delle forze dell'ordine nella vicenda e hanno aggiunto che "ad oggi non si registrano detenzioni diverse dalle attività di routine". Sempre dai media locali è emerso che Raffaele Russo sarebbe stato arrestato nel 2015 nello stato di Campeche per la vendita di macchinari fabbricati in Cina ma commercializzati come marchi originali.
I familiari dei tre italiani hanno protestato contro gli inquirenti messicani sottolineando che si "indugia su dicerie legate agli interessi dei nostri cari in Messico per coprire il loro insuccesso e la situazione di stallo nelle operazioni di ricerca". Ed hanno ribadito l'assoluta estraneità dei loro cari a organizzazioni criminali.