Un sub si aggira per l’Italia. Non nuota al largo delle nostre coste: è enorme, fatto di cartapesta, e sfila su un carro nei cortei carnevaleschi di tutta la penisola. A costruirlo sono stati i carristi del gruppo “Tra il dire e il fare”, di Sciacca (Agrigento), per la manifestazione locale del 2003. Da allora, il sub sembra essersi lanciato in un tour lungo 15 anni che dalla Sicilia lo ha portato in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, e chissà dove ancora. Avvistarlo è diventato quasi un gioco a cui partecipare.
Di anno in anno, il sub riappare con variazioni più o meno significative. Testimonianze fotografiche delle sue apparizioni sono state raccolte dal blog SciacCarnevale, che ha anche invitato i propri lettori a segnalarne altre. Nel 2003, a Sciacca, aveva i capelli e le sopracciglia viola, una maglietta rosa shocking e forse una passata di rossetto. Nel 2004, a Cento (Ferrara), aveva già cambiato maglietta. Un anno dopo, al Carnevale piemontese di Santhià (Vercelli), aveva i capelli di una tinta che potremmo definire "giallo evidenziatore"; colore che lo ha accompagnato anche l'anno dopo, a Polonghera (Cuneo), quando faceva parte di un carro intitolato "Sinfonia del mare".
A proposito di composizioni, notevole quella del 2007: di nuovo in Emilia, al carnevale di Decima (Bologna), il sub aveva i capelli bianchi, ma soprattutto era sovrastato da una piovra enorme, i cui tentacoli si chiudevano su di lui avvolgendolo in un telone nero inchiostro. Arriva in Veneto nel 2008, a Treviso: la nostra nazionale di calcio è campione del mondo in carica, e il sub ha addosso proprio la maglietta dell'Italia. Nel 2009, colpo di scena: il sub si tinge i capelli di nero, indossa guanti gialli anziché blu, e soprattutto abbandona la maschera; scelta che ripeterà l'anno successivo, a San Pietro in Casale.
Fa perdere le tracce per un anno, il 2011, per poi sfilare un anno dopo a Jesolo, con apparenze molto simili alla versione originale. Conservatrice anche quella del 2013 – decennale del sub di Sciacca – che torna a "nuotare" per le strade di Treviso. Negli anni successivi, quando tocca le province di Torino, Cuneo e Ferrara, cambia maglietta e acquista in alcuni casi tratti più femminili, ma ormai è un classico, forse per questo non compie trasformazioni radicali.
Qualcuno, sui social, ha commentato indignato la compravendita dei personaggi di cartapesta come fosse un tradimento e un “trucco” per chi non possiede il vero talento del carrista. Qualcun altro ha riconosciuto che realizzare un carro e conservarlo è costoso, quindi non si può biasimare chi ne fa un piccolo commercio. In fondo, se non fosse stato venduto, il sub non avrebbe potuto essere ammirato dal pubblico di mezza Italia.
E poi, l’immagine del ragazzo con la maschera e le pinne, che si muove curioso sul fondale del mare, riporta la mente a quando eravamo bambini: il sub è l’immagine della scoperta di un mondo nascosto e della meraviglia di fronte alle sue stranezze. Evoca il ricordo di conchiglie che brillano nelle profondità, apparizioni fugaci di granchi tra gli scogli, un polpo impaurito che guizza via.
Se la poesia è l’arte della sintesi, i carri di carnevale sono una poesia popolare che non si legge ma si guarda. Nelle enormi figure che disegnano e realizzano, i migliori carristi riassumono desideri e paure comuni, eterni o attualissimi: un lavoro da veri e propri artisti. Nascono dalla vita di tutti, e dal momento in cui le loro creazioni escono dal capannone dove vengono assemblate, ridiventano di tutti, in un certo senso. Per questo, poi, dovunque vadano sono di casa.