Nel 2017 oltre 10mila civili sono morti o hanno riportato ferite a causa del conflitto in Afghanistan, secondo i dati diffusi dall'Unama, la missione delle Nazioni Unite di assistenza al Paese. Il rapporto nota che le vittime sono state 10.453, di cui 3.438 morti e 7.015 feriti, con un calo del 9% rispetto al 2016; aumenta però di molto il numero di persone uccise in attentati, cresciuto del 17% rispetto all'anno precedente.
Complessivamente, 57 attacchi suicidi e altre forme di attentato hanno causato 605 morti e 1.690 feriti, diventando la principale causa di morte e lesioni. "Questa tendenza è già confermata nel 2018", ha detto la rappresentante speciale delle Nazioni Unite Tadamichi Yamamoto, ricordando i tre grandi attacchi compiuti a Kabul e quello contro l'ong britannica Save the Children a Jalalabad, nell'Est dell'Afghanistan, che hanno ucciso più di 130 persone e ne hanno ferite altre 250 a fine gennaio.
Le vittime di attacchi complessi - cioè di esplosioni, seguite dall'attacco di insorti - rappresentano il 22% del totale, "il bilancio più pesante mai registrato in un solo anno (per questo tipo di attacchi) da quando la misisone di assistenza dell'Onu ha iniziato a documentare le vittime civili del conflitto afgano nel 2009", hanno riferito le Nazioni unite.
"La gente viene uccisa durante le attività quotidiane, quando viaggia in autobus, prega alla moschea o semplicemente perché passa vicino a un edificio", ha commentato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein. L'Onu è particolarmente preoccupata per l'aumento degli attacchi settari contro la comunità sciita e le sue moschee, principalmente a Kabul ed Herat (Ovest), rivendicati dal gruppo dello Stato islamico. "La cosa più preoccupante è l'aumento degli attacchi indiscriminati su aree densamente popolate", hanno insistito gli autori del rapporto, in particolare a Kabul, città in cui si è registrato il 16% del numero totale di vittime nel 2017.
Il rapporto delle Nazioni Unite assegna circa i due terzi di tutte le vittime (65%) ai ribelli (il 42% ai talebani, il 10% all'Isis e il 13% indeterminato), il 13% alle forze governative e il 2% alle forze internazionali. Con l'aumento dei raid aerei statunitensi e afgani contro le postazioni talebane e dell'Isis, le vittime non volute o causate da errore sono aumentate del 7% rispetto al 2016, con 295 morti e 336 feriti, "il bilancio annuale sulle operazioni aeree più pesante dal 2009".
Secondo la missione Onu, la maggior parte delle vittime è stata fatta dalle forze statunitensi, le uniche nella coalizione occidentale a condurre operazioni aeree: nonostante le poche sortite (25 alla settimana in media, contro le 40 dei piloti afgani), i bombardamenti americani hanno ucciso 154 persone e ferito 92 civili in 49 operazioni. Il numero di donne (+22%) e di bambini (+33%) colpiti da questi attacchi è in aumento, anche se "il rapporto tra il numero di raid e il numero di vittime mostra un miglioramento delle procedure", ha stimato l'Onu.