"Se muoio o vado in galera almeno posso dire di aver fatto la bella vita. Tu l’hai fatta?". È questa la risposta che un giovane capo paranza napoletano dà all’inviato delle Iene, Giulio Golia, che gli chiede il perché abbia scelto la vita criminale. Il ragazzo, ancora minorenne, parla a volto coperto e spiega i meccanismi che ruotano dietro alle baby gang di Napoli. "Ho iniziato a undici anni, a 15 avevo già ragazzi più piccoli alle mie dipendenze. Molte volte sono le persone 'per bene', quelli facoltosi, i professionisti, a commissionarci un lavoro. Ci chiedono di picchiare o spaventare qualcuno per 4-5 mila euro", racconta il giovane.
Una vita in branco: "Siamo come i vampiri, usciamo di notte. Attacchiamo in gruppo perché per mangiare una giraffa ci vogliono venti leoni". Una logica apparentemente semplice che ruota attorno al guadagno facile, al "rispetto" e "alla bella vita": "Perché devo sudare quando guadagno 1500 euro a settimana, cinque volte più di un cristiano normale?".
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