PRESENTATO IL MANIFESTO

Da Milano parte #CulturaIdentità, per mettere la cultura al centro e riportarla al popolo

E' stata presentata al teatro Manzoni l'associazione che si propone di valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale. Tgcom24 ne ha parlato con il co-fondatore Alessandro Giuli

di Massimo Longoni

© ufficio-stampa

Parte da Milano il cammino di una nuova associazione che punta a riportare al centro la cultura italiana. Si chiama #CulturaIdentità e la presentazione ufficiale è avvenuta al Teatro Manzoni in occasione della settimana dedicata a Gabriele D’Annunzio, con la messa in scena dello spettacolo “D’Annunzio segreto”. "L'obiettivo è quello di creare una rete culturale di centrodestra, che porti avanti un'idea di cultura vitale, non piagnucolosa, dannunziana, parlando alla politica per poter rendere la cultura più popolare possibile" spiega il giornalista de "Il Foglio" Alessandro Giuli, co-fondatore con l'attore Edoardo Sylos Labini e il drammaturrgo Angelo Crespi.

Oltre duecento persone, provenienti dagli ambienti più diversi si sono riunite per il primo incontro dell’associazione fondata da Sylos Labini con il supporto di Giuli e di Crespi. E' stata l'occasione per enunciare gli undici punti del manifesto di #CulturaIdentità, undici obiettivi concreti che vanno dalla defiscalizzazione al 100% delle erogazioni in favore di musei, teatri e fondazioni artistiche e culturali, al federalismo museale, passando per la deducibilità delle spese in arte e cultura e il rilancio del Made in Italy nel mondo. Insieme a loro sul palco c'erano intellettuali, politici, manager e artisti.

Presenti per esprimere il proprio appoggio anche il candidato governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Giunta regionale Maroni, Cristina Cappellini, e il responsabile della comunicazione di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, che ha letto alla sala un messaggio di adesione da parte di Giorgia Meloni.

Come è nata l'idea dell'associazione?
Io ero direttore di un piccolo settimanale, "Tempi", e a un certo punto ho collocato questo giornale sulla via del centrodestra unito, ho creduto sin dall'inizio che Berlusconi, Salvini e Meloni potessero lanciare una nuova stagione insieme. E visto che in passato il centrodestra aveva dato una prova perlomeno ambigua sulla cultura, ho pensato fosse il mommento di organizzare degli Stati generali della cultura di centrodestra per mettere al centro questo argomento. Poi "Tempi" ha chiuso, ma ho incontrato Edoardo Sylos Labini.

E qui la cosa ha preso una piega dannunziana...
In realtà sin dall'inizio avevo lanciato l'idea con questo tipo di atteggiamento. Non mi piace l'idea di una cultura piagnucolosa. Il punto è affermare qualcosa di vitale, intelligente, solare e in questo D'Annunzio è un simbolo molto importante, non era un bieco conservatore. Quando ho incontrato Sylos Labini l'unione è stata naturale, c'era la possibilità di mettere insieme diversi mondi sotto la bandiera dannunziana. 

Il manifesto dell'associazione si articola su undici punti.
Sì, lo possiamo definire un programma generico ma che ha al fondo due o tre punti su cui sfido chiunque a essere contrario. A partire dal fare della cultura la cosa più popolare possibile. Tra le altre cose proponiamo di detassare completamente, fare abitare la casa delle muse da tutti gli italiani facendo in modo che dei mecenati se ne facciano carico. 

Proponete la figura del direttore artistico. Cos'è?
Questa è un'idea di Sylos Labini. Non sarebbe una figura che sostituisce il classico ceo, che è comunque necessario. Ma il racconto di un marchio, che ha una storia, una prospettiva e un simbolo, se venisse affidato a una figura artistica diventerebbe più forte di quello che accade con semplice ufficio comunicazione.

C'è forte l'elemento patriottico, a partire dal nome e dal logo, tricolore.
Sì, ma si può essere patrioti esclusivi o inclusivi. Noi vorremmo essere del secondo tipo. Per noi cultura significa fare della carta di identità non un punto di arrivo ma un punto di partenza per riconquistarsela ogni giorno.

Qual è il primo malcostume della nostra cultura che vorreste scardinare?
L'autoreferenzialità. Pensiamo al Fus. Il mondo dei teatri e dei cinematograficari, è un mondo non solo polveroso ma che spesso parla a se stesso, con grandi tirate contro la politica ma che poi vive con il piattino in mano cercando prebende. La cultura più affermata è una cultura di minoranze pseudoegemoniche che parlano a se stesse, che hanno perso il contatto con l'alto, ovvero la politica, e con il basso, la gente comune. Serve un patto forte con il mondo della politica.

IL MANIFESTO DI #CULTURAIDENTITA' Questi gli 11 punti del manifesto dell'associazione.

1 - LIBERARE (Alessandro Giuli, giornalista)
Liberiamo la cultura italiana dal regime di menzogne politicamente corrette, dalle soggezioni conformiste della lobby radical anti italiana e dalla globalizzazione dei cervelli.
2 - DETASSARE (Guido Castelli, sindaco di Ascoli)
Detassiamo la cultura italiana, sottraendola alla mano predatoria dello Stato giacobino, alla burocrazia tassatrice e oppressiva. Apriamo gratuitamente ogni museo e lasciamo che l’arte e l’ingegno bastino a sé stessi, liberi da vincoli fiscali.
3 - EDUCARE (Elisabetta Armiato, étoile della Scala)
Riavviciniamo gli italiani alla bellezza, all’arte, alla musica e alla lingua italiana come espressioni di un canone eterno. La cosa pubblica se ne faccia carico e veicolo, rendendo obbligatorie fin dalla scuola materna le materie artistiche.
4 - SOSTENERE (Alessio Abbateianni, AD Tecnovision)
Incitiamo gli imprenditori al mecenatismo: promuovano il genio del direttore artistico che, come già nelle corti rinascimentali, innalzerà alla vita armoniosa le invenzioni della libera impresa.
5 - ARMONIZZARE (Gennaro Sangiuliano, vicedirettore Tg1)
Rilanciamo il valore artistico italiano oltre ogni astratto economicismo; armonizziamo il ritmo qualitativo della cultura con le misurazioni convenzionali e quantitative degli algoritmi moderni.
6 - ITALIANIZZARE (Alessandro Sansoni, storico e giornalista)
Favoriamo, incentiviamo, premiamo il ritorno in Patria degl’intelletti italiani dispersi all’estero per costrizioni economiche.
7 - SOVRANIZZARE (Giampaolo Rossi, giornalista esperto di comunicazione e linguaggi cross-mediali)
Forti della tradizione nostra federale e latina, impugniamo la cultura come la più nobile arma per restituire la propria storia a ogni gente, lottiamo per la sovranità di tutti i popoli senza divario di stirpe, di lingua, di classe, di religione.
8 - INTEGRARE (Giusy Versace, atleta paraolimpica)
Consentiamo l’inserimento di chi vive una disabilità in un contesto sociale e culturale, regaliamo una speranza abbattendo ogni barriera mentale.
9 - RIORDINARE (Nino Spirlì, scrittore e autore di “Diario di una vecchia checca”)
Ricominciamo dall’ovvio, dal normale,dall’ordine naturale delle cose, dal gioco armonico delle diversità sessuali che, nelle relazioni di natura, rende sempre vigorosa e più ricca la vita comune. Rifiutiamo l’umanitarismo livellatore, eterofobico e vendicativo.
10 - DIFENDERE (Paola Radaelli, presidente UNAVI - Unione Nazionale Vittime)
Difendiamo la persona, la famiglia col suo inviolabile domicilio, la comunità; rivendichiamo la forza della legittima difesa, senza la quale ogni offesa e soverchieria divengono lecite.
11 - GIURARE (Angelo Crespi, critico d’arte e drammaturgo) Alla maniera degli antichi Padri e degli antichi Figli al compimento dell’età maggiore, noi giuriamo sulle nostre patrie lettere, sui monumenti, sulle chiese, le pievi, i palazzi, i castelli, i giardini, giuriamo sulla poesia perché i poeti sono i legislatori del mondo, e la bellezza è la nostra guida.