Un gambero in grado di clonare se stesso e diffondersi in milioni di esemplari in tutto il mondo. È il gambero marmorizzato, una specie mutante recentissima, che potrebbe risalire a non più di 30 anni fa. Uno studio genetico pubblicato su Nature mostra ora che l'intera popolazione di questi crostacei discende da un’unica femmina, e ipotizza che possa insegnarci qualcosa sul meccanismo di crescita dei tumori.
Nel 1995, in Germania, un uomo che aveva comprato dei gamberi per il suo acquario notò quanto in fretta si stavano riproducendo. Portò il fenomeno all’attenzione degli scienziati, e scoprirono che tutti gli animali erano cloni. Negli anni successivi, si arrivò a identificare il “gambero marmorizzato”, chiamato così per via del colore, come una specie a sé, il Procambarus virginalis, che doveva essere nata da una mutazione.
In genere, è proprio la riproduzione sessuata che permette l’adattabilità delle specie. In questo caso, invece, i gamberi hanno proliferato in habitat diversi grazie a meccanismi epigenetici. “Funzionano come interruttori – spiegano dal DKFZ – che accendono e spengono i geni” a seconda delle necessità, per permettere la sopravvivenza.
Il meccanismo di riproduzione per clonazione, a partire da un unico esemplare, è lo stesso delle cellule tumorali. E anche nel cancro, l'epigenetica ha un ruolo. Per questo, gli studiosi sperano di fare ulteriori scoperte mediche a partire dal gambero marmorizzato.