IL CASO

Sanremo 2018, Meta-Moro sospesi in attesa di approfondimenti

"Non mi avete fatto niente" è simile a una canzone presentata a Sanremo Giovani nel 2016. I due non canteranno durante la seconda serata

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Il primo "caso" di questo Sanremo 2018 è scoppiato a tarda notte. La canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro, "Non mi avete fatto niente", non sarebbe un inedito per la somiglianza tra il ritornello e quello del brano "Silenzio", cantanto da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali, presentato alle selezioni di Sanremo Giovani 2016. Dapprima salvata, la coppia è stata sospesa dall'organizzazione, d'accordo con la direzione artistica, in attesa di approfondimenti sulla vicenda.

La Rai ha comunicato che l'organizzazione del festival d'accordo con il direttore artistico, Claudio Baglioni, ha deciso di sospendere la coppia formata da Ermal Meta e Fabrizio Moro "in attesa di approfondimenti tuttora in corso sulla vicenda della presunta violazione del regolamento del Festival da parte della canzone 'Non mi avete fatto niente'". Nella seconda serata, al loro posto, è stato designato Renzo Rubino, estratto a sorte alla presenza di un notaio.

LA VICENDA - La somiglianza fra i due brani nell'inciso è impressionante, nella musica e anche nel testo. La versione del 2016 era disponibile sul sito della Rai, ma nel frattempo la pagina è diventata irraggiungibile. Bisognerà capire quale sarà adesso la reazione del Festival e se ci sono o no gli estremi per una squalifica dei due cantanti in gara. Il regolamento sanremese dice infatti che per essere ammesse le canzoni devono avere il requisito della "novità", ovvero "nell’insieme della loro composizione o nella sola parte musicale o nel solo testo letterario non devono essere state pubblicate e/o fruite, anche se a scopo gratuito, da un pubblico presente o lontano, o eseguita o interpretata dal vivo alla presenza di pubblico presente o lontano".

Ma c'è di più. Sempre nel regolamento di Sanremo è prevista la possibilità di utilizzare "stralci" di canzoni già uscite nella misura di "un terzo della canzone nuova" e non di più, alla condizione però che "l’insieme o la parte musicale o il testo letterario della canzone non abbia generato introiti derivanti da eventuale sfruttamento, diffusione e distribuzione totale o parziale di natura commerciale".

LA PRIMA DECISIONE DELLA RAI - Durante la prima conferenza stampa di mercoledì 4 febbraio la Rai chiarisce: "Non si tratta di un plagio, l'autore è lo stesso e il regolamento prevede la possibilità di campionare o usare stralci di altri autori, per un totale non superiore al 30%. Quindi la canzone ha i requisiti di un brano nuovo a tutti gli effetti - spiega il vicedirettore di Rai1, Claudio Fasulo - Non c'è nessuno scoop, non si tratta di plagio. Febo aveva dichiarato la rielaborazione del suo brano. Da regolamento è prevista la possibilità di campionare brani o usarne stralci per un totale non superiore al 30%. La canzone, quindi, ha i requisiti di brano nuovo a tutti gli effetti. La Rai ora sta valutando e stiamo facendo delle riflessioni".

BAGLIONI DOPO LA PRIMA CONFERENZA: "ANDIAMO CAUTI" - Claudio Baglioni ha invitato alla cautela e alla prudenza sulla vicenda: "Volevo chiarire perché sono addetto ai lavori, che in ogni caso non viene più così considerato rilevante il ritornello nella forma canzone moderna, un tempo lo era, la strofa era preambolo e scusa per arrivare a quello negli anni 40-50 e poi veniva ripetuto. 'Questo piccolo grande amore' ha quattro parti che si ripetono sempre allo stesso modo è difficile individuare il ritornello, è vero che parole fanno connotazione perché è quello che conosciamo di più. C'è tutta una giurisprudenza che va cauta su questioni di plagio, ormai siamo rovinati dal punto di vista musica popolare, tutta quella orecchiabile e non solo è stata scritta, anche la dodecafonica e la musica dei rumori, trovate in tutte le canzoni del mondo dei riferimenti perché ahimé è vero che sono 12 le note che poi arrivano all'orecchio, bisogna andare cauti anche grandi compositori come Morricone ritengono ridicola la pretesa che qualcuno accampi il plagio, a meno che non si dimostrino intenzione e dolo. Io ho una posizione molto prudente non vorrei commettere una fregnaccia, la questione a vista, non so che competenze avrò ma ci riuniremo e sapremo a che punto siamo con questa storia. Vi prego di non improntare tanto delle vostre energie su questa cosa che è importante ma meno centrale di tante altre". Per quanto riguarda il fatto che la canzone di cui si ipotizza il plagio sia stata eseguita altre volte, ha spiegato che la sua spiegazione "era per sgombrare il campo dal fatto che genericamente si dica che ritornello, gran parte della forma canzone moderna non più regolata da questo, però sono d'accordo, sono preoccupato non difendo l'operato e non sono avvocato di nessuno. Mi preoccupo di avere un giudizio corretto e di essere più informato".

META-MORO: "NESSUN PLAGIO" - Una parola che fa molto male a Fabrizio Moro è plagio, l'accusa che è stata mossa a lui e a Ermal Meta: "Al di là di quello che si è detto del regolamenti quello mi ha fatto stare male questa notte è la parola plagio, mi ha fatto veramente male perché siamo cantautori e non abbiamo bisogno di plagiare nessuno" ha detto in conferenza stampa all'Ariston. "La canzone Silenzio l'ho scritta io e prodotto io insieme ad Andrea Febo, ci ho lavorato per un anno e su quel ritornello cercando di fare una forma che poi non è arrivata - ha detto spiegando la genesi della canzone - poi ci siamo sentito con Ermal, l'idea di scrivere un pezzo sulla paura che ha contaminato tutti noi in questo momento storico perché un familiare di una delle vittime del Bataclan ha scritto una lettera che ha letto in mondovisione che finiva con la frase 'Non ci avete fatto niente' e mi ha dato lo spunto per un nuovo brano. Ho preso una cosa su cui avevo lavorato io stesso, e farina del mio sacco Ermal ha messo poi il suo, ci siamo riuniti noi tre e abbiamo dato vita al nuovo brano".