Il Bitcoin dimezza in poco più di un mese il suo valore: dal picco di metà dicembre, quando è volata a un passo dai 20.000 dollari, la criptovaluta è scesa a meno di 9.000 dollari. E solo nel mese di gennaio, il suo peggiore da anni, ha bruciato 44 miliardi di valore di mercato perdendo il 30%. La capitalizzazione di mercato totale del Bitcoin è così crollata a 168 miliardi di dollari dai 320 del picco. Il motivo? Il timore di nuove regole.
I perché del crollo A pesare sul Bitcoin, ma anche sulle sue sorelle Ethereum e Ripple, è il timore di nuove regole. Alla stretta della Corea del Sud si aggiunge infatti l'avvertimento dell'India, uno dei maggiori al mondo per le criptomonete. "Assumeremo tutte le misure necessari per eliminare l'uso dei cripto asset nel finanziare attività illegali", ha tuonato il ministro delle finanze, Arun Jaitley.
Al timore di una maggiore regolamentazione si aggiunge la realtà di Facebook, che ha vietato le pubblicità di criptovalule e initial coin offering. Da sempre volatile, il Bitcoin risente anche delle indiscrezioni sulla possibile manipolazione su una delle sue maggiori piazze di scambio, Bitfinex. La piattaforma è al momento sotto osservazione da parte delle autorità americane.
Il mix di 'cattive' notizie ha innescato il crollo della criptomoneta che, continuando il trend negativo in corso da diverse sedute, è scesa del 13% a 8.830 dollari. Un calo che alimenta il coro degli scettici, convinti che in caso di nuove regole la criptomoneta non sopravviverà.
Allo stesso tempo, cresce l'esercito dei seguaci del Bitcoin, con i Millennial che lavorano in finanza che scaricano le tradizionali banche per la criptovaluta.