Le famiglie italiane sprecano meno cibo rispetto all’anno scorso, ma ogni anno finiscono in pattumiera ancora 2,2 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 8,5 miliardi di euro. A fare la differenza non sono solo le misure di legge, ma anche la consapevolezza che i singoli hanno dei propri comportamenti. È quanto emerge da alcuni studi presentati in vista della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare.
Spreco alimentare Il 5 febbraio 2018 sarà il quinto appuntamento annuale sul tema, istituito dal Ministero dell'Ambiente in collaborazione con la campagna SprecoZero e l’Università di Bologna. Secondo il Food Sustainability Index, ogni italiano getta nella spazzatura 145 chili di cibo all’anno. L’Italia figura al quarto posto per lotta allo spreco, tra i 34 Paesi considerati, ma la quantità resta ingente. Per ridurla, lo studio, condotto da Fondazione Barilla (BFCN) e The Economist Intelligence Unit, formula dei consigli: cucinare solo ciò che si potrà consumare, fare attenzione alla scadenza dei prodotti, non buttare via avanzi e scarti alimentari. E rileva comportamenti virtuosi nella filiera alimentare: se nel 2016, il cibo gettato era il 3,58% di quello prodotto, nel 2017 è diminuito al 2,3%. “In Europa, circa il 42% di quello che compriamo finisce nella spazzatura perché andato a male o scaduto prima di essere consumato”, sottolinea Luca Virginio, vicepresidente di BCFN, all’agenzia Ansa, e sostiene che sia necessario un cambiamento culturale.
I diari del cestino Proprio la consapevolezza degli italiani in tema di spreco alimentare era al centro del progetto che ha visto 400 famiglie in tutta Italia compilare un vero e proprio diario in cui annotare, dopo ogni pasto, il cibo finito nel cestino. Grazie a questo esercizio, le famiglie coinvolte sono arrivate a dimezzare il proprio spreco annuale domestico. La rilevazione è stata condotta nell’ambito del progetto Reduce, promosso dal ministero dell’Ambiente con Università di Bologna, Università della Tuscia, Università di Udine, Politecnico di Milano e campagna SprecoZero di Last Minute Market. Claudia Giordano, ricercatrice universitaria, ha coordinato delle “ispezioni” per controllare che le famiglie annotassero i dati in modo corretto: “Senza preavviso, siamo andati a verificare che le cifre dei cibi buttati via fossero veritiere – ha spiegato, intervistata dal quotidiano La Stampa – e nel corso dello studio abbiamo fatto una scoperta che non ci aspettavamo: l’alimento più sprecato è il latte”. Il latte sprecato, infatti, finisce nel lavandino, anziché nel cestino, e così non esisteva ancora una valutazione ufficiale del fenomeno. “I più spreconi – continua Giordano – se così li possiamo chiamare, sono i giovani sotto i 35 anni e i professionisti, perché spesso non tornano a casa all’ora di pranzo e buttano via quello che avevano messo in frigo. Il problema per tutti è il tempo: chi trascorre più ore in ufficio e magari pranza in mensa o al ristorante quasi mai consuma i prodotti già acquistati”.
Chilometro zero Coldiretti ha condotto un'altra analisi, su dati Ispra, secondo cui chi fa la spesa “a chilometro zero”, acquistando prodotti locali, riduce i propri sprechi del 60%. Gli italiani che hanno fatto acquisti dal contadino almeno una volta al mese, nel 2017, sono stati 30 milioni, in aumento dell’11% sul 2016. La riduzione dello spreco, secondo l’associazione di categoria, è dovuta al fatto che i cibi più freschi durano di più; inoltre, non dovendo percorrere lunghe distanze a bordo di navi, tir o treni, provocano meno emissioni e un minore impatto ambientale.