Una violenza. È così che Cristiana Sani, 30 anni, ha denunciato la brusca perquisizione subita durante il concorso per magistrati con un post su Facebook, a cui farà presto seguito un esposto a Csm e Procura. Il 26 gennaio, mentre svolgeva la terza prova dell’esame alla Fiera di Roma, lei e altre candidate sono state costrette da due agenti di polizia penitenziaria a spogliarsi interamente, in pubblico, per mostrare di non avere addosso bigliettini.
“Il clima era pesante e intimidatorio”, ha raccontato Sani al quotidiano Repubblica. “Ho visto una ragazza uscire dal bagno piangendo”. Intervistata, ha ricostruito l’accaduto: dopo le prime due ore e mezzo di esame, ai candidati è stato concesso di andare in bagno. Per sfoltire la fila davanti al bagno delle donne, due agenti di polizia penitenziaria hanno ordinato ad alcune candidate di usare i servizi esterni, ma loro si sono rifiutate: “Faceva freddo”, spiega Sani, “e avrebbero perso tempo prezioso per ultimare la prova”.
Secondo il racconto della aspirante magistrata, gli agenti hanno reagito iniziando a perquisire le candidate in cerca di bigliettini e trattandole con durezza: “Mi hanno detto di mettermi in un angolo del corridoio del bagno, dove chiunque poteva vedermi, chiedendomi di alzare la maglietta e di slacciare il reggiseno. Poi mi hanno chiesto di tirare giù i pantaloni”.
Quando le hanno chiesto di togliersi anche le mutande, Sani ha rifiutato. “Mi sentivo umiliata, ferita”, continua. “Eppure lavoro nei centri antiviolenza e credevo di essere pronta a reagire a un abuso del genere”.