"Personalizzare tutto" è la filosofia che lo ha portato lontano. Da Moncalieri a Hollywood, oggi Alessandro Martorana è il couturier italiano più famoso nel mondo. Veste calciatori, attori, capi di Stato e principi, ma non riesce a prendersi sul serio. Da un negozietto nella periferia di Torino ha costruito un'azienda, in Toscana, che conta 32 sarti e fattura milioni di euro. A Tgcom24 racconta la sua favola alla vigilia del party più esclusivo dell'anno che ha come tema Cuba.
Alessandro facciamo un salto nel passato, come hai cominciato?
A Moncalieri ho preso un negozio-magazzino, in una via lunga 700 metri, dove c'erano solo tre negozi: il mio, un parrucchiere e una lavanderia. Confezionavo camicie su misura.
Prima però facevi un altro lavoro...
Certificavo ISO 9000 nelle aziende meccaniche, durante il lavoro vendevo camicie su misura ai miei colleghi, saltavo la pausa pranzo e facevo il giro degli uffici per chiedere se serviva una camicia, compreso il titolare dell'azienda che è stato uno dei miei primi clienti... così ho deciso di licenziarmi e di investire la liquidazione nella mia passione. Ho sempre fatto il mio lavoro non per soldi. Certo c'era l'ambizione di guadagnare, ma il motore di tutto è sempre stata la passione. A me interessa solo vivere bene.
Chi ti ha trasmesso questa passione?
Nessuno. È nata a Londra dove vivono i miei zii e io dai 16 fino ai 19 anni andavo a trovarli per imparare la lingua. Giravo la città in bus, lì ho capito che mi piaceva la moda. Sognavo passeggiando lungo la via dei sarti, li vedevo lavorare, tagliare e cucire... anche se mi piace sempre sottolineare che non sono un sarto. La mia scuola è stata la strada. Prima di servire i vip ho fatto tanta gavetta, vendevo abiti e camicie porta a porta.
Poi c'è stato colpo di fortuna?
Il mio amico Lapo Elkann. Ha creduto subito in me. Mi ha indirizzato, mi ha portato in America dove non ero mai stato. Non mi ha mai trovato un cliente, mi ha sempre spronato. Così sono andato a vivere a Los Angeles e sono arrivati i personaggi famosi e la clientela di un certo tipo...
Oggi qual è la realtà di Martorana?
Ho una sartoria in Toscana con 32 sarti, tutto rigorosamente Made in Italy. Adesso stiamo crescendo molto con gli accessori. Ormai Martorana è un total look. Non solo abito e camicia. La mia filosofia è quella di personalizzare tutto.
Cosa ti manca?
Il mio sogno è aprire un atelier a Londra. Dove tutto è partito. Mi sento molto British. Ce la farò.
Come fai a rendere eleganti anche i calciatori?
Lo sono sempre stati. Pensa a Vialli sempre in giacca e cravatta. Poi c'è stato un tracollo. T-shirt e jeans strappati. Ma la tendenza per fortuna è cambiata...
Vestire le donne è più difficile?
Mi è capitato ultimamente di vestire Belen: mi ha fatto un bellissimo complimento, mi ha detto che le ho fatto un pantalone perfetto. Lei ha un fisico bellissimo, ma credimi non è facile vestire le donne...
Arriviamo al tuo compleanno, la festa più ambita...
La faccio per i miei clienti. Quest'anno il tema è Cuba, che mi è sempre piaciuta. Il mio amico Andy Garcia mi parla sempre della vita a Cuba prima di Fidel Castro. Era la Montecarlo degli americani. Vorrei riproporre quell'atmosfera lì, tra musica e allegria.
Con Elena Barolo tutto bene? Non ti chiedo più se ti sposi...
Ma lo farò. Io ed Elena ne parliamo spesso. Pensiamo a una famiglia, ad avere dei bambini. Stiamo davvero bene insieme.