Non serve essere videogiocatori assidui per conoscere una delle applicazioni che due anni fa ha rischiato di modificare sensibilmente le abitudini di chiunque possedesse uno smartphone, diventando in pochissimo tempo un vero e proprio fenomeno. Pokémon GO, o meglio Niantic che l’ha sviluppato, ha saputo sfruttare tre importantissimi aspetti a proprio vantaggio: il nostro totale affidamento ai dispositivi “smart”, la geolocalizzazione e un marchio (Pokémon, appunto) che dopo vent’anni ancora attira a sé milioni di giocatori, sia quelli più vecchi che hanno assistito al suo debutto, sia le nuove generazioni. L’applicazione è stata pubblicata in tutto il mondo nel luglio del 2016: un’estate in cui uscire di casa senza incontrare allenatori di tutte le età completamente catturati da questo nuovo gioco basato sulla realtà aumentata era praticamente impossibile. Che si trattasse di ragazzini in bicicletta o di donne di mezza età intente a far sgranchire le zampe al cane, la sostanza non cambiava: chiunque stava cercando di acchiapparli tutti. Per chi fosse stato immune dal suo fascino ipnotico, che cos’è Pokémon GO? A cosa deve un successo che, seppur stemperato rispetto al suo esordio, è ben lontano dall’essere tramontato ancora oggi (e qui sta la notizia)?
Pokémon GO è un’applicazione per dispositivi iOS e Android e immessa sul mercato nel luglio del 2016. In sole otto settimane superò i cinquecento milioni di download. Il gioco sfrutta la geolocalizzazione e la realtà aumentata per consentire agli aspiranti allenatori di trovare, catturare e allenare Pokémon, nonché ottenere diversi tipi di oggetti in-game come se lo stessero facendo nel mondo reale, spostandosi effettivamente per le vie della propria città. In aggiunta, i giocatori possono trovare delle uova Pokémon, per schiudere le quali è necessario percorrere una distanza precisa (tre, cinque o dieci chilometri) senza eccedere un preciso limite di velocità - questo per contrastare chiunque cercasse la via più facile utilizzando mezzi di trasporto. In contrasto con il concetto più classico di videogioco, Pokémon GO chiede ai propri affezionati di uscire di casa o dal posto di lavoro e camminare per riuscire a progredire nel gioco. Il movimento è l’aspetto principale attorno cui ruota l’applicazione.
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Poiché questo concetto di videogiocare rappresentò una novità, Pokémon GO divenne oggetto di discussione per i risvolti positivi che produsse ma anche per quelli negativi, diventando persino oggetto di studi scientifici. I principali esiti negativi che questa applicazione ebbe nei primi mesi dalla pubblicazione furono incidenti automobilistici o in generale rischi di lesioni, violazione della proprietà privata, truffa, rapimento, episodi di violenza e persino privazione del sonno. Molte persone intervistate a riguardo ammisero di giocarlo in condizioni rischiose per loro stesse ma in particolare per gli altri (guidando, ad esempio), oppure rinunciare volentieri a dormire pur di non smettere. Dall’altro lato, Pokémon GO contribuì in maniera positiva sotto molti aspetti: promosse l’attività fisica, aiutò persone affette da autismo, depressione e isolamento sociale (soprattutto in Giappone) a uscire dalle proprie case. Di conseguenza, di pari passo con l’aumento dell’attività fisica, si ebbe un incremento della socializzazione grazie proprio all’utilizzo della realtà aumentata e dell’interazione in tempo reale fra più giocatori, aspetti che andarono a rafforzare il senso di comunità, del fare parte di qualcosa e avere una propria, piccola influenza. Sentirsi, insomma, integrati e se dobbiamo cercare un merito particolare di Pokémon GO, possiamo dire che fu proprio questo: la capacità di coinvolgere e far interagire le persone fra loro indipendentemente dall’età o dal sesso.
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Detto questo, dal momento della sua pubblicazione Pokémon GO divenne letteralmente virale. I punti di interesse come locali, edifici storici, parchi, fontane ma anche strade o edifici pubblici divennero PokéStop ai quali fermarsi per collezionare oggetti utili. Alcuni di questi spazi pubblici assunsero il ruolo di Palestre dove sfidarsi per assumerne il controllo. Naturalmente non mancarono le critiche, riferite alla presenza di bug, alla mancanza di Pokémon rari o almeno più vari in una zona piuttosto che in un’altra, all’impossibilità di sfidare gli utenti al di fuori delle palestre e alla penalizzazione delle zone meno abitate o semplicemente più piccole di una grande città, nelle quali l’attività era piuttosto ridotta. Date le premesse, ci si convinse che Pokémon GO avrebbe rappresentato l’età d’oro della realtà aumentata - e in un certo senso fu così - ma come tutte le mode virali, anche Pokémon GO subì un colpo d’arresto: passata l’estate, con il picco di partecipanti registrato a metà luglio 2016, entro settembre dello stesso anno l’applicazione perse il 79% dei suoi utenti.
Quale merito si deve dunque a Pokémon GO, tale da permettergli nonostante tutto di esistere ancora oggi e di continuare a crescere, grazie ad aggiornamenti costanti? Semplicemente, il gioco ha reso la realtà aumentata accessibile e “normale”, integrandola nella quotidianità dei suoi milioni di giocatori. La facilità di utilizzo, la geolocalizzazione e la necessità di movimento spinsero i giocatori a scoprire nuovi aspetti delle loro stesse città: non era un gioco perfetto - non lo è tuttora nonostante le migliorie, il continuo progredire di generazione in generazione e l’organizzazione di eventi a tema - ma ci ha fatto capire che il mondo era pronto ad abbracciare, collettivamente e rapidamente, una tecnologia piuttosto innovativa.
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Il gioco continua a essere supportato e con lui i suoi milioni di utenti, grazie all’implementazione delle battaglie contro altri al di fuori delle Palestre, all’aggiunta dei Pokémon leggendari e altri piccoli contenuti, spesso permanenti e in altri casi legati al mese o alla stagione in corso. Il numero di giocatori è calato vertiginosamente, la passione non più la stessa dell’inizio, ma molti trovano ancora divertente vestire i panni dell’Allenatore e avere una scusa per fare due passi di tanto in tanto. Lo dimostra il fatto che, nonostante tutto, proprio nelle ultime ore è stato annunciato l’arrivo di nuovi Pokémon appartenenti alla terza generazione. Chissà se Pokémon GO riuscirà nell’impresa di arrivare fino all’attuale ottava? Sarebbe senza dubbio un grande traguardo in termini di longevità e a dispetto dei suoi alti e bassi non è una opzione da escludere. Nintendo e The Pokémon Company potrebbero avere più assi nella manica, o Poké Ball alla cintura se vogliamo rimanere in tema, di quanti ne abbia mostrati finora.