Un duplice attentato ha provocato una strage nella notte a Bengasi, città nell'est della Libia, e tra le vittime vi sono anche alti esponenti della località più importante della Cirenaica. Fonti ospedaliere parlano di almeno 27 morti e 32 feriti. L'attentato, compiuto con due autobomba, è avvenuto nel quartiere al-Salmani proprio nel momento in cui i fedeli stavano uscendo dalla moschea al termine della preghiera serale.
Nell'area è scattata una vasta operazione delle forze di sicurezza alla ricerca della cellula terroristica che, secondo le stesse fonti, apparterrebbe allo Shura Council of Benghazi Revolutionary, una coalizione di milizie integraliste islamiche tra cui la più nota è Ansar al-Sharia ma che comprende anche la brigata 17 Febbraio, la brigata Rafallah al-Sahati e altri gruppi terroristici.
I fedeli coinvolti nel sanguinoso attentato, avvenuto intorno alle 21 ora locale, stavano uscendo dalla moschea Baiat al Ridwan, nella zona del quartiere di Al Salmani, non lontano dalla zona portuale. In un primo momento fonti dell'intelligence avevano parlato di 7 morti e venti feriti, ma il bilancio si è poi progressivamente aggravando e molti dei feriti sono morti in ospedale.
Tra i feriti vi sarebbero Almahdi Al Falah capo dell'Intelligence department, Internal security e state security, mentre sarebbe morto Ahmed Alfaytori, capo del dipartimento delle unità investigative. Ferito anche, stando a notizie ancora non confermate ufficialmente, il colonnello Belkasim Al Obaidi, del Direttorato della Sicurezza di Bengasi.
La città è teatro da più di tre anni di un conflitto sanguinoso tra le forze leali al generale Khalifa Haftar e gli integralisti islamici. L'esercito nazionale libico di Haftar negli ultimi tempi ha più volte affermato di aver sconfitto gli integralisti e di avere il controllo dell'area portuale. Ma gli attentati fuori dalle moschee, seppure meno frequenti, sono continuati.
I combattimenti a Bengasi sono parte del sanguinoso conflitto scatenato in Libia da molteplici fronti dopo la caduta, nel 2011 dell'allora leader libico Muammar Gaddafi.