Camorra, operazione contro il clan Moccia: 45 arresti
Le indagini hanno permesso di ricostruire l'organizzazione del gruppo criminale: dai suoi elementi di vertice ai cosiddetti "senatori"
Agenti della Dia, della Squadra mobile di Napoli e carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito 45 arresti nell'ambito di una inchiesta della Dda sulle attività del clan Moccia, attivo in ampie aree napoletane e del sud del Lazio. Le accuse contestate vanno dall'associazione mafiosa, alla detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e riciclaggio di ingenti somme di denaro.
Nello specifico l'organizzazione è attiva da anni nei territori dei comuni napoletani di Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano, Caivano e Acerra e in alcune città del Lazio.
Gli investigatori hanno ricostruito il gruppo di vertice del clan, nel quale spiccano le figure di Luigi e Teresa Moccia, Filippo Iazzetta e Anna Mazza, la "vedova della camorra", morta negli anni scorsi.
I "senatori" e i manoscritti per comunicare - Le indagini, che si sono avvalse del contributo di collaboratori di giustizia, si basano anche su intercettazioni di colloqui in carcere che hanno portato al sequestro di manoscritti con cui i detenuti del clan comunicavano con l'esterno. Gli inquirenti hanno ricostruito, oltre al gruppo di vertice, anche quello dei cosiddetti "senatori" indicati come "affidatari delle direttive": Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Maria Luongo, Pasquale Puzio e Antonio Senese.
La "guerra" all'interno del clan - Le indagini hanno portato alla luce i profondi contrasti esistenti tra alcuni dei cosiddetti senatori, ed hanno evidenziato il ruolo di primo piano assunto da Modestino Pellino, sorvegliato speciale domiciliato a Nettuno (Roma) e ucciso il 24 luglio 2012, subordinato solo a quello del capo indiscusso dell'associazione Luigi Moccia, già sottoposto a libertà vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi.
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