Ci sono tanti modi per essere appassionati di videogiochi e alcuni confinano pericolosamente con la mania. Personalmente posso ammettere senza problemi di non stare del tutto bene. In oltre trent’anni di amore verso qualsiasi forma di gioco elettronico, di “cose che fanno rumori e portano colori sul televisore”, mi è capitato tranquillamente di scivolare verso gli abissi del feticismo. Insomma, può capitare.
Come quando, molti molti anni fa, rigiravo le confezioni dei videogiochi fino a studiarle al millimetro. Quando avere un nuovo gioco per Master System o Super Nintendo voleva dire aspettare mesi, attendere fino al compleanno, a Natale o, quando andava benone, alla fine dell’anno scolastico. In queste occasioni, fissando trasognato copertine e descrizioni sul retro (dopo l’ennesima sessione di gioco naturalmente), mi è capitato di fissarmi su delle sigle che comparivano in particolar modo sulle scatole di cartone dei giochi per le console Nintendo. Cosa diavolo vorrà dire: “SHVC” sulla costa della confezione di Super Metroid
INIZIA LA RICERCA Negli anni successivi, quando qualcuno incautamente ha iniziato a pagarmi per scrivere di videogiochi (e naturalmente complice il proliferare delle informazioni sul web), l’ho scoperto. E da lì ci sono stato particolarmente attento, succede ancora oggi. Erano e sono delle piccole indicazioni che si rifacevano ai nomi in codice delle console realizzate nei laboratori del gigante di Kyoto. A volte “tradurle” era piuttosto semplice, altre volte serviva un minimo di studio.
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La sigla SHVC in alto, sulla cartuccia giapponese di Super Mario World, significa: Super Home Video Computer.
CHI SEI SHVC? Quel “SHVC” già citato, per capirci, stava a indicare “Super Home Video Computer”, la conseguenza diretta del nome giapponese del Super Nintendo: Super Famicom. Famicom era il nome che in patria accompagnava “il Nintendo” (NES: Nintendo Entertainment System), la prima console a 8 bit, quella che ha fatto la storia. E il cui nome di progetto era, per l’appunto, Home Video Computer. Un marchio poi abbandonato quando si è scelto Famicom per il Giappone e NES per l’occidente. Ma quando è stata la volta di passare al Super Famicom/Super Nintendo/Super NES, ecco che la sigla è tornata.
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Un dettaglio della confezione giapponese di Pikmin 2 per GameCube, con la sigla DOL.
ULTRA DELFINO Più facile invece ricordarsi del nome di progetto del Nintendo 64, perché venne sbandierato ai quattro venti da Nintendo stessa. In realtà furono ben due: dapprima Project Reality, il “titolo” con cui venne presentata la console addirittura nel 1993 (tre anni prima di raggiungere i negozi), a sottolineare la collaborazione con Silicon Graphics. Più avanti si passò a Ultra 64, per poi fermarsi al noto Nintendo 64. In questo caso la sigla sulle confezione è “NUS”.
Nel 2000 tocca a quello che diventerà il GameCube, ma che allo Spaceworld (un evento ai tempi organizzato da Nintendo in Giappone alla fine dell’estate) si fa conoscere come Dolphin. Per questo le confezioni dei giochi per la console “a cubetto” portavano fiere la sigla “DOL”. E per questo, oltretutto, Super Mario Sunshine presenta l’isola Delfina e piazza Delfinia. Senza dimenticarsi di alcuni nomi dati alla componentistica interna, come il processore grafico Flipper.
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Il retro della confezione di Mad World per Wii, da notare la sigla RVL.
RIVOLUZIONE Nel 2005 Nintendo svela all’E3 il suo prossimo passo: nome in codice Revolution. Nel 2006 arriverà nei negozi come Wii, conquistando oltre cento milioni di acquirenti e giustificando (in parte) quell’etichetta così ambiziosa (Revolution, appunto) con il suo telecomando. Indovinate? Esatto, quella sigla “RVL” che campeggia su ogni case bianco dei giochi si riferisce esattamente alla rivoluzione suggerita negli anni precedenti.
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Sull'adesivo che adorna la cartuccia di Super Mario Land 2 per Game Boy c'è spazio per DMG: Dot Matrix Game.
MATRICE DI PUNTI Lo stesso discorso può essere applicato anche alla famiglia delle console portatili di Nintendo, a partire naturalmente dal Game Boy. In quel caso il nome di progetto è perfetto e la sigla ne è la naturale conseguenza: Dot Matrix Game – DMG. La console “a matrice di punti”. Se ancora oggi avete in giro per casa una delle scatoline di cartone in cui albergavano Tetris piuttosto che Super Mario Land, sul retro troverete la scritta DMG e un numero identificativo del gioco, in un angolo.
Ultimo esempio, ma ce ne sarebbero ancora molti altri: il Nintendo DS. In questo caso il nome del progetto non venne mai specificato ufficialmente: nel gennaio del 2004 Nintendo annunciò di essere al lavoro su una console diversa da quelle viste fino a quel momento, caratterizzata da due schermi. A ben vedere, in effetti, un nome di progetto venne messo nero su bianco: Nintendo DS. Rimase identico. Ma è sufficiente prendere la lente d’ingrandimento e rigirarsi tra le mani una delle scatoline dei suoi giochi per scovare un misterioso “NTR” in un angolo. Il vero nome di progetto del Nintendo DS era Nitro, abbreviato in NTR.