RESPINTO RICORSO DEI NONNI

Coppia acido, Cassazione conferma: "E' adottabile il figlio di Martina Levato"

La Suprema corte ha respinto anche i ricorsi dei nonni del bambino che si proponevano come adottanti: "Non hanno compreso l'atrocità della condotta della figlia"

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La corte di Cassazione ha confermato l'adottabilità del bambino nato dalla relazione tra Martina Levato e Alexander Boettcher, i due componenti della "coppia dell'acido" responsabile delle aggressioni messe a segno a Milano. La Suprema corte ha respinto anche i ricorsi dei nonni del bambino che si proponevano come adottanti.

Il piccolo, che ormai ha due anni e mezzo, ha sempre vissuto in una casa famiglia, ricevendo periodicamente le visite di genitori e nonni.

Era stato lo stesso sostituto procuratore generale della Suprema Corte, Francesca Ceriani, a sottolineare nell'udienza del 30 novembre come i genitori di Martina Levato avessero tutte le carte in regola per ottenere l'affidamento del nipote. "I figli non si tolgono nemmeno a mafiosi perché ogni bambino hadiritto a crescere nella famiglia dove è nato", erano stato le parole del magistrato che però non hanno convinto i giudici.

La Cassazione ha stabilito che il figlio della "coppia dell'acido" debba essere adottato da una famiglia esterna soprattutto alla luce della "lunga detenzione" che i suoi genitori sono costretti ad affrontare: Martina dovà infatti scontare un totale di 20 anni di carcere, mentre il suo ex amante Boettcher ha per il momento accumulato condanne complessive pari a 37 anni di reclusione.

La Corte ha sottolineato che nemmeno i nonni materni "hanno dimostrato una reale presa di coscienza delle atrocità delle condotte della figlia" e valutando il "superiore interesse del minore" va detto che il piccolo non può restare "legato alla famiglia di origine", perché "inevitabilmente sarebbe costretto a confrontarsi con la drammatica storia familiare dei suoi genitori".

Si tratta di un verdetto che Martina ha accolto "con grande delusione", ha riferito il suo legale, l'avvocato Laura Cossar, che preannuncia ricorso davanti alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo: "Non ci arrendiamo - è la sua parola d'ordine - e siamo pronti ad andare a Strasburgo".