Sempre più richieste per cancellarsi dall'anagrafe assediano i tavoli di molti uffici dei Comuni: in quattro anni solo a Roma il fenomeno è cresciuto del 700%; nel 2017 si è passati da 40-50 istanze a 400. A condurre la campagna all'oblio è il sito del "Popolo Unico" secondo cui alla nascita ognuno di noi a causa della registrazione all'anagrafe perde la sua libertà e stipula un contratto con lo Stato italiano, perdendo quindi la libertà individuale per diventare schiavo.
"Sei nato originale non morire fotocopia" - Con la creazione del tuo "uomo di paglia" ossia un soggetto giuridico, scrivono, ti fai carico del debito pubblico e "diventi soggetto a tutte le ingiuste imposizioni fiscali che hanno solo il fine di mantenerci in schiavitù". Per liberarsi del carico di tasse, multe ed essere sovrani di se stessi e quindi "togliersi da questo meccanismo perverso" "è sufficiente compilare un'autocertificazione" con la richiesta per diventare "legali rappresentanti di se stessi".
"Perché sei nato originale non morire fotocopia", ribadiscono sul sito che ci tiene a precisare che "questo materiale non ha lo scopo di informare come evitare la legge in caso di atti criminosi ma riguarda un diritto informativo in merito alla sovranità di ciascun individuo nei confronti di se stesso e su come imporlo".
La richiesta è sempre negata - Ma è tutto un bluff. Perché dagli uffici pubblici la richiesta è sempre negata: la bollano come improcedibile. Il problema è che sta diventando una perdita di tempo per gli impiegati. "Tutto questo ci porta via un mucchio di tempo - si sfoga un impiegato dell'anagrafe capitolina al Messaggero -. Tempo che dovremmo sfruttare per i servizi utili ai cittadini". Se infatti i dipendenti della P.a. non procedessero con l'iter di risposta potrebbero essere denunciati per rifiuto di atti d'ufficio.