la ricerca

Dai broccoli creati batteri intestinali che sconfiggono il tumore del colon-retto

Uno studio condotto a Singapore ha mostrato come da un semplice e innocuo microrganismo già presente nell'intestino umano, sia possibile creare batteri intestinali anti-cancro

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L'alleanza tra broccoli e batteri intestinali potrebbe essere presto l'arma più efficace contro il tumore del colon-retto. Uno studio condotto presso l'Università di Singapore e pubblicato sulla rivista "Nature Biomedical Engineering" ha mostrato come, da un semplice e innocuo microrganismo presente nell'intestino umano normalmente, sia stato possibile creare batteri intestinali anti-cancro, capaci di fare regredire la malattia e con effetti preventivi sulla crescita del cancro stesso.

Alla base di questa ricerca c'è l'innocuo batterio E. coli Nissle che vive normalmente nell'intestino umano. Gli scienziati lo hanno modificato geneticamente in modo che il microrganismo divenisse un probiotico in grado di riconoscere e appiccicarsi alla superficie delle cellule tumorali, infine di trasformare una sostanza presente in broccoli e verdure simili in una potente arma anticancro. L'arma anticancro entra e uccide le cellule tumorali limitrofe mentre non ha alcun effetto sulle cellule sane.

Il fatto che il sulforafano, una sostanza prodotta dai broccoli e cavoli, avesse delle proprietà medicamentose era noto, ma la vera novità è che alcuni batteri intestinali ne possono incrementarne il livello e risultare efficaci nel tumore indotto negli animali usati come cavie.

"Che la combinazione tra batteri intestinali e la bontà e tipologia di cibo ingerito fosse un toccasana per il nostro organismo si sapeva da tempo; stavolta i ricercatori di Singapore, con lo studio pubblicato su "Nature", lasciano delle speranze incredibili per la prevenzione, e forse la cura, di uno dei tumori più frequenti nella nostra popolazione, quale quello del colon-retto": questo il commento del professor Lorenzo Drago, docente dell'Università di Milano, direttore del Laboratorio Analisi del Galeazzi di Milano e membro del Direttivo AMCLI, l'Associazione Microbiologi Clinici Italiani.

Il cancro del colon-retto è uno dei più comuni nei paesi ricchi. Sebbene i tassi di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi siano relativamente alti quando il tumore viene diagnosticato precocemente, in fase avanzata di malattia la sopravvivenza cala parecchio e il rischio di recidiva è alto.

Gli esperti hanno dimostrato che un mix del probiotico ingegnerizzato e di un estratto di broccoli uccide oltre il 95% delle cellule tumorali in esperimenti in provetta. Il mix non ha effetto su altri tipi di cancro ma è specifico per il tumore del colon-retto. Inoltre, testato su topolini malati, il mix probiotico-broccoli riduce le cellule tumorali del 75%. Infine se il cocktail viene dato ai topi prima ancora che si ammalino di tumore, la malattia che compare negli animali una volta ammalati è molto più piccola e facile da trattare.

Gli esperti intravedono due possibili usi del probiotico, sia a scopo preventivo, se assunto in combinazione con una dieta che contenga broccoli e altre crucifere, sia come trattamento per rimuovere le cellule tumorali rimaste in sede dopo l'asportazione chirurgica della malattia tumorale. 

"Sono molteplici le funzioni del microbiota intestinale - l'insieme dei batteri intestinali - per la salute dell'individuo, ma il suo studio richiede tecnologie di sequenziamento genico molto sofisticate e elaborazioni bioinformatiche del risultato di altissima complessità, nonché personale molto qualificato. Appare evidente che in futuro i ricercatori si troveranno sempre di più a che fare con lo studio di questo importante organo, anche se recentemente è stato visto che una delle impellenti necessità è quella di affrontare tali sofisticate indagini in maniera più standardizzata e controllata” ha ricordato Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI e Direttore dell'Unità Operativa di Microbiologia dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale Ovest milanese.

“È importante sviluppare il ricorso a batteri geneticamente modificati per identificare nuovi e più efficaci meccanismi di contrasto a forme tumorali aggressive. Soprattutto per studi che mirano a bloccare e disattivare i meccanismi attraversi i quali la cellula tumorale si alimenta e si sviluppa. In questo i microbiologi clinici sono al fianco della ricerca genetica per offrire la massima collaborazione a vantaggio di una terapia sempre più efficace ed applicabile su ampia scala”, ha concluso Clerici.