A quasi un mese dal 40esimo anniversario dal rapimento di Aldo Moro e dall'assassinio degli uomini della sua scorta, avvenuti in via Fani a Roma il 16 marzo 1978, l'ex brigatista Barbara Balzerani scrive su Facebook: "Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?". All'ex terrorista risponde Raimondo Etro, compagno di battaglia all'epoca, che per "chiederle di tacere semplicemente in nome dell’umanità verso le vittime, inclusi quelli caduti tra noi. Avendo anch'io fatto parte di quella setta denominata Brigate rosse... provo vergogna verso me stesso... e profonda pena verso di lei, talmente piena di sé da non rendersi neanche conto di quello che dice".
Il resto della lettera - Nella lettera aperta riportata per stralci dal Corriere della Sera, Raimondo Etro scrive una frase inquietante: "Per nascondere di avere agito per conto e per fini che con la cosiddetta rivoluzione proletaria non avevano nulla a che fare lei nega addirittura l’evidenza. Non voglio entrare nel merito delle chiacchiere 'chi c’era o chi non c’era in via Fani, infiltrazioni, depistaggi o altro'. Mi limito a dire semplicemente: 'ci hanno lasciati fare'". Tirando un bilancio degli anni trascorsi nella lotta armata, Etro giudica la sua vecchia organizzazione: "Le Brigate rosse hanno rappresentato l’ultimo fenomeno di un’eresia politico-religiosa che nel tentativo maldestro di portare il Paradiso dei cristiani sulla terra... ha creato l’Inferno. Inoltre lei dimentica che chi le permette di parlare liberamente è proprio quello Stato che noi volevamo distruggere". In conclusione rivolge un saluto drammatico alla Balzerani: "Il silenzio sarebbe preferibile all'ostentazione di sé, per il misero risultato di avere qualche applauso da una minoranza di idioti che indossano la sciarpetta rossa o la kefiah. Ci rivedremo all'Inferno".
I protagonisti - La Balzerani fu un'esponente di spicco delle Br romane e prese parte a numerosi omicidi, tra cui la Strage di via Fani, in cui furono crivellati di colpi i carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e i poliziotti Francesco Zizzi, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino. L'obiettivo dell'agguato era l'allora presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, che fu prelevato,sequestrato e poi fatto ritrovare morto il 9 maggio a Roma in via Caetani. Durante il sequestro, Balzerani fu tra i carcerieri nella base operativa di Via Gradoli 96 a Roma. Nel 1981 partecipò al sequestro del generale della Nato James Lee Dozier. Dopo l'arresto di Mario Moretti nel 1981, tentò senza successo di gestire la scissione dell'organizzazione, guidandone una fazione. Fu tra gli ultimi brigatisti ad essere arrestati il 19 giugno 1985. Mai pentita né dissociata, nel 1993 ha dichiarato di provare "un profondo rammarico per quanti sono stati colpiti nei loro affetti a causa di quegli avvenimenti e che continuano a sentirsi offesi ad ogni apparizione pubblica di chi, come me, se ne è reso e dichiarato responsabile". Il 12 dicembre 2006 le è stata concessa la libertà condizionale e nel 2011 ha terminato di scontare la sua pena. Oggi lavora per una cooperativa di informatica e scrive libri. La storia di Etro è molto simile: partecipò senza sparare alla strage di via Fani e all'assassinio del giudice Riccardo Palma, dove all'ultimo momento si rifiutò di far fuoco. La prima Corte d'Assise d'appello di Roma lo condannò a 20 anni e 6 mesi.