"Regalo di Natale" di Pupi Avati sbarca a teatro: il poker come emblema della vita
Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Gigio Alberti in scena al Manzoni di Milano con la regia di Marcello Cotugno
Quattro simpatiche canaglie, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, più un "pollo" da spennare, Gigio Alberti, una partita a poker nella notte di Natale e tante verità nascoste. Al Teatro Manzoni va in scena l'adattamento teatrale (firmato da Sergio Pierattini) di "Regalo di Natale" di Pupi Avati, con la regia di Marcello Cotugno. Uno spettacolo sul gioco, quello con le carte, ma in misura non meno importante sull'amicizia tradita e sulle relazioni umane, di cui il poker è l'emblema.
La trama è nota a tutti coloro che hanno visto il noto e fortunato firmato da
Pupi Avati. Quattro amici di vecchia data, Lele, Ugo, Stefano e Franco, si ritrovano la notte di Natale per giocare una partita di poker. Con loro vi è anche il misterioso avvocato Sant'Elia, un ricco industriale contattato da Ugo per partecipare alla partita. Franco è proprietario di un importante cinema di Milano ed è il più ricco dei quattro, l'unico ad avere le risorse economiche per poter battere l'avvocato, il quale tra l'altro è noto nel giro per le sue ingenti perdite. Tra Franco e Ugo però, i rapporti sono tesi; la loro amicizia, infatti, è compromessa da anni, al punto tale che Franco, indispettito dalla presenza dell'ormai ex amico, quasi decide di tornarsene a casa. La sola prospettiva di vincere la somma necessaria alla ristrutturazione del cinema lo fa desistere dall'idea. La partita si rivela ben presto tutt'altro che amichevole. Sul piatto, oltre a un bel po' di soldi, c'è il bilancio della vita di ognuno: i fallimenti, le sconfitte, i tradimenti, le menzogne, gli inganni.
Lucido, amaro, avvincente, uno tra i più bei film di Avati, "Regalo di Natale" rivive sul palcoscenico senza alcuna ambizione di emulare l'indimenticabile pellicola del 1986: "Lo spettacolo è stato trasposto ai giorni nostri, un tempo di crisi economica e dei valori", spiega il regista, che sottolinea la centralità dello spessore psicologico dei singoli personaggi. "La partita a poker, così presente nell’originale cinematografico tutto giocato su primi piani e sguardi, viene tradotta nel linguaggio teatrale nella dimensione psicologica e relazionale tra i personaggi". I quattro uomini intorno al tavolo verde circolare, che rappresenta simbolicamente una sorta di ruota della fortuna, si "giocano", in uno spazio astratto che assomiglia ad un tempio sacro, ben più di una manciata di fiches.
Lele, Ugo, Stefano, Franco e l'avvocato Sant'Elia, deus ex machina negativo, il "pollo" da spennare, si calano in realtà in una partita che probabilmente li lascerà tutti sconfitti, a dimostrazione di come alcuni valori fondamentali delle relazioni umane, amicizia, lealtà e consapevolezza di sé, stiano dolorosamente tramontando dal nostro orizzonte.
I cinque sono tutti esseri disperati, anime incompiute e irrisolte, che si ritrovano, nella notte di Natale, attorno al tavolo verde proprio per cercare di dare un senso alla pochezza della loro esistenza. Dietro ad un velo di ipocrisia e falsità questa giocata farà emergere molte verità nascoste, e, alla fine, anche chi penserà di aver vinto, resterà sconfitto.
Si riderà però anche, e ci si divertirà, assicurano gli attori e il regista, in questo spettacolo, parabola della vita, in cui l'ironia sarà sottile, l'umorismo spesso, "noir". Alla fine ci si lascerà tutti con un po' di amaro in bocca e una riflessione da approfondire nella testa: l'amicizia è uno dei valori più importanti della vita... ma bisogna fare attenzione sulla scelta degli amici.
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