UNA STANZA VIOLA

Simona Atzori: "Vi porto nella stanza delle mie emozioni per celebrare la resilienza"

Va in scena al Manzoni di Milano il 10 gennaio "Una stanza viola", spettacolo di danza e di racconti organizzato dall'Associazione "Wondy sono io"

di Massimo Longoni

© ufficio-stampa

L'appuntamento è per mercoledì 10 gennaio alle 20.45 al teatro Manzoni di Milano. Andrà in scena "Una stanza viola", spettacolo di danza con la famosa ballerina Simona Atzori organizzato dall'associazione "Wondy Sono Io" con il Gruppo 24 ORE. "Sarà uno spettacolo di danza contemporanea in cui racconteremo delle emozioni usando il nostro corpo - spiega a Tgcom24 - e racconteremo la nostra esperienza di resilienza per affrontare la vita".

Una serata che unisce valore artistico, testimonianza umana e impegno, visto che il ricavato verrà interamente devoluto all’Associazione Wondy Sono Io che, in memoria della giornalista, blogger e scrittrice Francesca Del Rosso, promuove attraverso eventi ed attività culturali la diffusione del concetto di resilienza. La Atzori, nata senza braccia, al termine della performance dialogherà con il presidente dell'associazione Alessandro Milan, raccontando la sua esperienza di resilienza tra danza, scrittura e pittura.

Che spettacolo si troverà davanti il pubblico?
Uno spettacolo di danza contemporanea dove sarò in scena con quattro ballerini, due del Teatro alla Scala, Marco Messina e Salvatore Perdichizzi, e due della mia compagnia, Beatrice Mazzola e Mariacristina Paolini. Raccontiamo delle emozioni in danza usando il nostro corpo, danzando e con alcune frasi che introducono alcuni momenti dei balletti.

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Cos'è la stanza viola del titolo?
La stanza rappresenta il palcoscenico. La riproduciamo in senso metaforico ma è un po’ il simbolo della stanza che ognuno di noi ha nella sua casa. Invitiamo lo spettatore a entrare nel vivo delle nostre emozioni. L’universo maschile che si mescola a quello femminile, il rosa e il rosso e il blu che formano il viola mischiandosi.

E che emozioni si troveranno in questa stanza?
Noi portiamo in scena noi stessi. Ciò che viviamo. L’amicizia, l’amore in tutte le sue sfumature. La coreografia è una coreografia dove interpreto una donna vittima di violenza. Ma anche l’amore nelle sue sfaccettature più semplici romantiche. Per aiutare lo spettatore a sentirsi a casa.

Alla base di questo spettacolo c'è il concetto di resilienza. Cosa significa per te?
Per me è un concetto molto importante in tante fasi della mia vita. Sono molto contenta di questa unione con Wondy sono io. Conosco il dolore della perdita di una persona che si ama, quando ho perso mia mamma il dolore è entrato per la prima volta nella mia vita al di là della mia condizione. Sono felice di poter presentare in danza questo concetto, usando l’arte per dire che c’è molto dentro di noi.

Resilienza quindi è un modo per affrontare i dolori della vita?
E’ il rendersi conto che le difficoltà fanno parte della vita, ma dentro di noi ci sono risorse che ci permettono di scoprire che c’è molto altro.

Come sei entrata in contatto con l'Associazione?
Mi hanno cercato loro attraverso un’amica comune, una ragazza che conosceva Alessandro Milan. Sono stati interessati a contattarci. Avevo sentito parlare di Francesca e dell’associazione e ho subito pensato che nulla nella vita è per caso. Mia mamma ascoltava molto Radio24, credo che ci sia un po’ il suo zampino. Molte cose sembrano casuali ma in realtà non è così.