AL LICEO TASSO

Messaggi hot alle studentesse, il prof indagato si difende: "Nessuna avance, ero un confidente"

Maurizio Gracceva, docente di storia e filosofia al liceo Tasso di Roma, è finito sotto inchiesta per molestie: "Non ho mai cercato le mie allieve di mia iniziativa, rispondevo solo agli sms"

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"Non ho fatto alcuna avance alle mie studentesse, figurarsi ricatti sessuali. Non le ho mai cercate, rispondevo solo ai loro messaggi come rispondevo a tutti gli altri miei allievi". Si difende così Maurizio Gracceva, il professore di storia e filosofia del liceo Tasso di Roma indagato per molestie dopo la denuncia di quattro studentesse alle quali avrebbe mandato sms espliciti. "E' tutto un equivoco, per loro ero un confidente", ha aggiunto.

Gracceva, docente con 32 anni di servizio e in procinto di andare in pensione nel 2018, è stato allontanato soltanto dalla sezione "coinvolta" nell'inchiesta, mentre continuerà a insegnare nelle altre sue classi. All'interno dell'istituto Gracceva è noto per l'abitudine di lasciare il suo numero di cellulare agli studenti che lo richiedono.

Come riporta Il Messaggero, il professore afferma che, nei messaggi finiti al vaglio degli inquirenti, "parlavamo di scuola ma anche dei loro problemi. Tra gli ultimi messaggi che ricordo c'è quello di una delle quattro studentesse, che ora mi accusa, inviatomi dopo una lezione sul Romanticismo tedesco: 'Professore, la sua lezione oggi è stata bellissima'".

"Non mi è stato mai detto di essere inopportuno, dunque sono sereno. Non ho fatto alcuna avance, figurarsi ricatti sessuali. Queste ragazze, come anche gli altri studenti, hanno sempre mostrato affetto e stima nei miei confronti. Presumo che il livello di confidenzialità sia stato equivocato", prosegue l'insegnante. "Il mio cliente ha solo stabilito un rapporto aperto e confidenziale con le proprie classi", dichiara da parte sua il difensore di Gracceva, l'avvocato Antonio Carmelo Pirrone.

Al di fuori delle mura scolastiche, Gracceva avrebbe incontrato una sola volta le studentesse che l'hanno denunciato: "Avevo invitato tutta la classe a una mia conferenza sui manoscritti economici e filosofici di Marx. All'epoca le ragazze frequentavano il quarto anno e due di quelle che mi accusano erano presenti".

I presidi: "Serve un codice deontologico" - Sulla vicenda è intervenuto il presidente dell'Associazione nazionale presidi - Lazio, Mario Rusconi, affermando che "sarebbe il caso che si mettesse mano, come avviene già in diversi Paesi europei, a un codice deontologico degli adulti che operano o si rapportano con le scuole come presidi, docenti, impiegati e genitori". "Al di là dei fatti contingenti - sottolinea - è sempre indispensabile che nel rapporto tra docente e studente non venga mai a mancare il reciproco rispetto e non si dia spazio a comunicazioni di tipo personalistico. L'autorevolezza della scuola non deve essere mai minata da atteggiamenti che possono risultare sconvenienti".