L'Italia lavora "per sconfiggere lo schiavismo dei tempi moderni", e ha raggiunto "risultati straordinari: abbiamo inferto ai trafficanti di esseri umani colpi che forse neanche immaginavamo". A dirlo è il premier, Paolo Gentiloni, secondo il quale il nostro Paese "ha la capacità di tenere insieme accoglienza e lotta ai trafficanti, e siamo fieri del riconoscimento di essere stato il Paese più pronto e capace di salvare vite umane".
"L'Italia - ha poi sottolineato Gentiloni - non solo però solo in prima linea nello sconfiggere i trafficanti, ma lavora per i diritti umani, aprendo addirittura per la prima volta, come è accaduto due giorni fa un corridoio umanitario diretto per i rifugiati dai campi in Libia all'Europa e in Italia". Il motivo, ha spiegato il premier, è che "noi tuteliamo i nostri interessi nazionali e lo facciamo sempre in amicizia con gli altri Paesi", senza considerare "l'interesse nazionale come qualcosa che si contrappone ad altri Paesi".
"Presto una missione in Niger" - Il presidente del Consiglio ha quindi parlato del terrorismo internazionale, spiegando che in questi anni "è andato consolidandosi in questi anni nel Sahel, in Africa, ed è questo uno dei motivi per i quali una parte delle forze che sono state dispiegate in Iraq - questa è la proposta che il governo farà in Parlamento - saranno dispiegate nei prossimi mesi in Niger, con una missione che avrà il ruolo di consolidare quel Paese, contrastare il traffico degli esseri umani e contrastare il terrorismo".
Gen. Graziano: pronti a partire - Una ricognizione è in corso a Niamey per verificare le necessità e mettere a punto gli assetti della nuova missione militare in Niger, che sarà forte di "alcune centinaia di uomini", pronti a partire "non appena ci sarà il voto in Parlamento". Lo ha detto il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. "Non sarà - ha assicurato il generale - una missione 'combat': il nostro contingente avrà il compito di addestrare le forze nigerine e renderle in grado di contrastare efficacemente il traffico di migranti ed il terrorismo". Il dispiegamento della nuova missione, ha aggiunto, "avverrà gradualmente" e, contemporaneamente, ci sarà una riduzione del numero dei militari impiegati in Iraq, "nel momento in cui Daesh è stato sconfitto, anche se dovremo mantenere l'addestramento perché il pericolo terrorismo continuerà".