Milanoir, quando il poliziottesco diventa videogioco
I ragazzi di Italo Games sviluppano un’adrenalinica esperienza in pixel art ambientata nella città meneghina
Quando pensiamo al noir, la nostra mente va subito a produzioni americane quali “La Signora di Shangai”, oppure francesi come “Grisbì”, dimenticandoci troppo spesso di come anche il cinema nostrano possa vantare un periodo un po’ tardivo ma senza dubbio florido nella sua produzione, tanto da creare una propria derivazione del noir classico: il poliziottesco.
Concentrato fra la metà degli anni Sessanta e i primissimi anni Ottanta, con un picco massimo raggiunto nel decennio dei Settanta, questo genere si afferma e si distingue per un forte uso della violenza, accompagnata da tematiche sociali (quindi slegate da discorsi internazionali) come la lotta alla mafia e alla camorra, i sequestri di persona o anche semplicemente la cronaca nera. In tutto questo entra in gioco la figura del binomio conflittuale poliziotto/legge, nel quale il difensore della giustizia si trova spesso ostacolato non soltanto dal crimine organizzato ma dalle stesse leggi di un paese spesso troppo garantista nei confronti della malavita. Oppure il protagonista può a sua volta essere un criminale invischiato in una storia di vendetta, avidità e tradimento. È proprio questo il caso di Milanoir.
La miscela tipica del poliziottesco composta da violenza-azione-legalità, mescolata spesso a ingredienti classici del thriller come delitti efferati e un pizzico più o meno velato di sesso, è ciò che alimenta il gioco di Italo Games: appassionati di vecchio cinema, residenti a Milano e con la voglia di offrire un prodotto che fosse diverso dai soliti canoni, gli sviluppatori si sono gettati in questo progetto con tanta voglia di fare e soprattutto la volontà di far parlare una realtà cinematografica spesso messa in secondo piano da noi per primi. Milanoir racconta la storia di Piero, un galeotto condannato all’ergastolo a causa di una soffiata e liberato improvvisamente di prigione per ordine di una persona sconosciuta: riunitosi al boss Lanzetta per il quale lavorava, Piero inizia a percorrere il sentiero della vendetta per capire chi l’ha tradito e arrivare a chi ha voluto la sua scarcerazione
Attraverso una Milano degli anni ’70 perfettamente ricreata in pixel art, prenderemo parte a frenetici scontri a fuoco fra le Colonne di San Lorenzo, lungo i Navigli, in Piazza del Duomo, oppure dovremo infiltrarci in un bordello di Viale Monza senza farci notare, salvo poi inseguire il nostro obiettivo a bordo di un camioncino (che non sarà l’unico veicolo pilotabile) per dargli la morte che merita. Se dal punto di vista artistico Milanoir può vantare un’ottima realizzazione, nonostante la pixel art appaia un po’ abusata dopo l'utilizzo intenso di questi anni, assieme a una colonna sonora presa a piene mani dal cinema di riferimento e capace di immergere il giocatore nelle atmosfere cupe di una Milano sotto il giogo della malavita, lo stesso non si può dire per quanto riguarda il gameplay.
I comandi sono facili da apprendere ma quando si tratta di metterli in pratica nell’intensità dell’azione che caratterizza la maggior parte dei momenti di gioco, allora diventa più chiaro come
Milanoir corra il rischio di tagliare fuori i giocatori meno esperti. Piero sarà armato per la maggior parte del tempo di una pistola, potrà occasionalmente mettere mano a un revolver da sei colpi letale a ogni singolo proiettile e lanciare molotov se gli capiterà di raccoglierne, mentre i nemici vanteranno una rosa di armi più varia, oltre all’ovvia superiorità numerica che in alcuni casi si fa schiacciante.
Concettualmente è chiaro cosa Milanoir volesse mettere in scena ma all'atto pratico potrebbe non cogliere nel segno frustrando troppo il giocatore. Il multigiocatore è quasi più gradevole, grazie al supporto essenziale di un compagno che tuttavia, districandosi fra i due mirini colorati che schizzeranno a trecentosessant gradi lunto tutto lo schermo, dovrà pensare soprattutto a proteggere se stesso: la morte di uno solo dei due giocatori porta al game over e questo divide l’attenzione, concentrata sia sulla propria incolumità ma anche sull’evitare al proprio partner una scomoda dipartita.
Se questi aspetti possono essere padroneggiati col tempo,
ciò in cui Milanoir riesce a destreggiarsi meno è paradossalmente la narrazione: la breve introduzione è servita a dare un’idea di come il poliziottesco fosse un genere nato come critica della società di allora e in quanto tale desse alla profondità narrativa del contesto un ruolo di importanza primaria, prediligendola all'investigazione di per sé. La credibilità dei personaggi era dunque importante di queste produzioni, che spesso vi si affidavano a fronte di una regia non troppo brillante.
In questo senso Italo Games
scade un po' nello stereotipo, presentando personaggi sì diversificati soprattutto in merito all'aspetto ma incapaci di distinguersi a causa di battute piuttosto scontate, lontane dall’imprimersi nella mente dello spettatore/giocatore come possono essere state quelle del film “Milano Calibro 9” (una fra le maggiori ispirazioni per gli sviluppatori). A questo si somma un dettaglio cruciale: la ricezione del gioco all'estero. Durante una breve intervista, lo stesso Gabriele Arnaboldi ha ammesso che fuori dall'Italia, la malavita milanese e la Milano degli anni '70 sono passati in secondo piano agli occhi dei videogiocatori,
che hanno visto le atmosfere più come "tarantiniane": il punto focale non è stato affatto recepito finendo con il distorcersi verso una visione che non è quella sotto cui è nato il gioco
Quentin Tarantino ha definito Milano calibro 9 il miglior noir italiano di tutti i tempi, è vero, ma questo non rende le due realtà interscambiabili. Pulp Fiction non è Milano Calibro 9 e, soprattutto, viceversa: se all'estero non è riuscito a passare il messaggio, fallendo quindi nel far conoscere un pezzo della nostra storia e del nostro cinema a chi non li conosce, c'è il rischio di ottenere lo stesso risultato anche qui in Italia. Un probabile colpo molto duro per Milanoir, che nonostante il suo coraggio e la sua ambiziosità (o forse proprio per questo) potrebbe essere spogliato della sua identità per divenire un semplice gioco di gangster che sparano e uccidono lungo le strade.
Nonostante le difficoltà di sviluppo a livello narrativo, Milanoir rimane un gioco che vale la pena provare, meglio se in compagnia di un amico: il suo ritmo frenetico e incalzante potrebbe rappresentare una sfida per chi non si ferma subito al primo game over, senza contare la curiosità di scavare un po' più a fondo nella storia. Chi ha voluto liberare un uomo condannato all'ergastolo senza far sapere la propria identità? Per quale motivo? A queste e altre domande troveremo risposta nei primi mesi del 2018, quando il gioco sarà pubblicato per PC, Xbox One, PlayStation 4 e Nintendo Switch.
SU TGCOM24