La guardia di finanza ha sequestrato beni per 59 milioni di euro riconducibili a imprenditori e un manager coinvolti nell'indagine su Veneto Banca. Il provvedimento del gip di Roma, emesso nell'ambito del procedimento su Veneto Banca che attualmente è in fase di udienza preliminare e vede coinvolto anche l'ex ad Vincenzo Consoli, riguarda cinque persone ed è riferito a due delle imputazioni di ostacolo all'attività di vigilanza.
Il sequestro riguarda beni immobili, tra cui 11 fabbricati e diversi terreni, auto di lusso e conti correnti riconducibili agli indagati.
Ai quattro imprenditori l'accusa di ostacolo all'attività di vigilanza fa riferimento alla realizzazione di un'operazione cosiddetta "portate'": d'intesa con Consoli, i quattro avrebbero acquistato pacchetti obbligazionari del valore di 7,5 milioni ciascuno a fronte dell'impegno dell'istituto di riacquistarli di li a breve. Le obbligazioni facevano parte di un prestito obbligazionario emesso dalla stessa Veneto Banca.
L'accusa nei confronti del manager è invece riferita ad un'operazione cosiddetta "baciata", che lui stesso avrebbe ideato d'accordo con Consoli, in virtù della quale tre persone estranee e non coinvolte nei sequestri si erano impegnate ad acquisire pacchetti di azioni di Veneto Banca ricevendo dall'istituto, come contropartita, l'impegno a riconoscere un tasso d'interesse del 3% (che secondo gli investigatori è una clausola notoriamente inusuale per i titoli azionari), per poi procedere al riacquisto delle stesse azioni tramite soggetti terzi.